Ecco l’impietoso quadro che emerge da una ricerca Istat condotta da Carlo Barone, docente di Sociologia all’Università di Trento, sull’inserimento professionale dei giovani che hanno conseguito una laurea triennale nel 2007.
I giovani italiani che sono entrati nel mondo del lavoro nel momento peggiore dal dopoguerra e che nonostante tutto hanno trovato un posto retribuito guadagnano in media 1.300 euro netti al mese contro i 1.800 euro della media europea. Una differenza di 500 euro, segno che la crisi c’è stata per tutti, ma soprattutto per chi è rimasto in Italia. Sono gli ambiti umanistici quelli a riservare le peggiori sorprese nel confronto con il resto dell’Unione europea. Se in media in Italia un giovane guadagna 1.077 euro, un impiegato all’estero percepisce 1.776 euro netti. Leggermente minore lo spread nelle altre categorie. Per le lauree scientifiche si guadagna in media 1.839 euro all’estero e 1.302 euro in Italia, in quelle mediche 1.907 euro contro 1.398 euro, in Economia e Giurisprudenza 1.809 euro contro 1.248 euro.
La ricerca poi entra nel merito della situazione nazionale, facendo emergere innanzitutto come le ragazze, a parità di impiego, guadagnino in media 100 euro in meno rispetto ai ragazzi: nelle lauree scientifiche 1.380 euro per i maschi e 1.226 euro per le femmine, nelle lauree mediche 1.431 euro contro 1.345 euro, in Economia e Giurisprudenza 1.335 euro contro 1.169 euro, in quelle Umanistiche 1.220 euro contro 1.009 euro. Naturalmente, ci sono differenze anche geografiche. Al Nord lo stipendio medio di un giovane laureato dopo 4 anni è di 1.374 euro contro 1.306 euro al Centro e 1.218 euro al Sud. Al Nord sono meglio pagate le lauree sanitarie mentre convengono meno quelle in Educazione e Psicologia, al Sud rende di più ingegneria informatica, meno una laurea umanistica.
Il problema è strutturale, va ben oltre la crisi. “Bisogna creare più posti di lavoro per laureati, investendo in ricerca e nel settore della cultura. Non è possibile – continua Barone – che nel Paese più ricco di arte al mondo un laureato in Conservazione dei beni culturali non trovi lavoro o venga pagato una miseria. Poi non ci si stupisca se i nostri laureati emigrano”.