Per la prima volta dopo anni di collaborazione con il territorio, l’Enimed, fa tutto da sola e decide di affidare unilateralmente a terzi, la gestione del carico e del trasporto del greggio e dei suoi affini, estratto nel territorio ragusano.
“La provincia di Ragusa – si legge nel comunicato congiunto dei segretari generali confederali di Cgil, Uil e Cisl – da più di mezzo secolo consente ad Eni lo sfruttamento del proprio sottosuolo per le attività di estrazione e per la produzione di petrolio, oggi, la provincia, si trova ignorata e scavalcata in favore di un altro territorio. È inspiegabile come l’Eni – continua la nota – sfrutti le risorse minerarie del comune di Ragusa, con royalties e compensazioni ambientali versate a Ragusa, per poi intrattenere relazioni sindacali e d’impresa in modo esclusivo con il territorio di Gela”.
Un’operazione, quella di Enimed, che sottrae al nostro territorio dalle 50 alle 80 unità lavorative, regalandole a Gela; per questo mentre i sindaci confederali confermano le due giornate di sciopero indette dal 12 al 14 febbraio, contestualmente chiedono al Prefetto di Ragusa un incontro urgente per provare a risolvere la questione.
“Questo è solo l’ultimo episodio – dichiara il segretario generale della Cgil, Giovanni Avola – di come stanno svendendo la nostra provincia. L’incapacità di questa classe politica sta mettendo ogni giorno di più a rischio la nostra identità territoriale, economica, culturale e sociale. Sino alla fine degli anni novanta i nostri rappresentanti politici lavoravano e tutelavano il nostro territorio per un reale riconoscimento della nostra identità, delle nostre esigenze. Oggi tutto ciò non esiste più e questa provincia non può che soccombere nel confronto con quei soggetti il cui peso economico e politico è di ben altra natura”. E’ naturale, ci spiega Avola, che “l’Eni abbia interesse a favorire realtà più importanti, ma è qui che dovrebbe entrare in gioco la politica facendo valere il suo peso”.
Un provincia svenduta, è la sintesi, estremamente condivisibile, che fa Avola. Solo per fare degli esempi, per un soffio l’aeroporto di Comiso non è stato gestito da Catania. La Camera di Commercio continua a vivere in un’aurea rarefatta, da 11 mesi, per colpa dell’inettitudine di Palermo, essa sottostà ad un commissariamento inspiegabile, ingiusto ed inutile, un limbo istituzionale che pesa gravemente sul tessuto economico del nostro territorio. Ma ancora, il provveditorato agli studi di Ragusa è retto da Emilio Grasso, persona validissima, ma che ha già un incarico nella città di Messina, una condizione che lo costringe a vivere e lavorare là, ogni tanto, certo, viene pure a Ragusa, verrebbe da dire, a svernare. E poi la Provincia. Un’istituzione importante, dal ruolo delicato, forse a scadenza, ma ancora attiva. La Provincia, ancora commissariata, è retta da un Prefetto, che pare non abbia ancora ben capito il suo ruolo. Nulla da eccepire sulla persona Floreno e sulla sua professionalità da Prefetto, ma pare inadatta a ricoprire questo delicatissimo ruolo. Non amministra, non rappresenta, non si è fatta ancora carico di nessuna delle esigenze e delle problematiche del nostro territorio. Non solo non svolge quel ruolo super partes che le spetterebbe, ma non ha intessuto nessuna relazione con il mondo politico, con le organizzazioni sindacali, con le associazioni di categoria, abdicando, di fatto, al suo unico ruolo.
E così la nostra provincia continua a vivacchiare pericolosamente, provando a districarsi, da sé, tra le imposizioni venute da chissà dove e una sostanziale inadeguatezza di questa classe politica incapace di mediare tra le istanza del territorio e i manovratori che, lasciati liberi, perseguono i loro personalissimi obiettivi.