Chiusa ufficialmente ieri sera la VII stagione concertistica organizzata dall’associazione culturale “La Ginestra” al circolo di conversazione di Chiaramonte Gulfi, con il concerto della Tinto Brass Street Band.
Sei membri per una band veramente “sui generis”: Sylvester Gardenzio Stallone( Andrea Dipasquale) al trombone, Don Colfit IV (Davide Dipasquale) alle percussioni, Gianni “Morris” Camillieri alla tuba, Enrico “Henry Abraham” Giurdanella al banjo, Thomas “Tumazzo” Occhipinti alle percussioni e al Washboard e Andrea “Louis” Savasta alla tromba e alla voce, hanno animato e intrattenuto il pubblico in sala, riscuotendo un grande successo.
Come si evince dal nome stesso della band, la loro è una musica principalmente “da strada”, mentre “Tinto Brass” è un semplice gioco di parole.
Ironia e divertimento: non solo per il pubblico, ma anche per gli stessi membri del gruppo. Così come spiega Andrea Dipasquale, la band (di cui cinque dei sei membri fanno parte del gruppo ragusano Ska – Raggae Baciamolemani), è nata quasi per caso: “Nell’estate del 2011, all’improvviso abbiamo provato due canzoni, così, per divertimento. Abbiamo suonato tutta l’estate quelle due canzoni alla villa di Ibla. Per l’anno seguente, abbiamo aggiunto un’altra canzone”, spiega ironicamente.
Il gruppo, al momento ha all’attivo un disco dal titolo emblematico, “Monella”, e ha già registrato un altro disco. Il genere musicale a cui fanno riferimento è molto particolare: “Si tratta di New Orleans/Dixieland, ovvero il papà dell’odierno jazz, la musica americana degli anni ‘20”, spiega ancora Andrea Dipasquale. Un genere musicale, dunque, pensato per essere eseguito all’aperto: “Il fatto di poter suonare in acustico significa potersi muovere liberamente sulla scena. Come se fosse la realtà di strada. La strada è la verità”, chiosa Don Colfit IV. Anche gli abiti usati sono ispirati al periodo storico degli anni ’20: “Abbiamo il piacere di giocare a vestirci come negli anni ’20. Con vestiti di persone degli anni ‘20”, scherza Don Colfit IV.
La band ha già collaborato con importati artisti come Cassandra, Davide Di Rosolini, Soulcè. Dal vivo, hanno suonato anche con Francesco Cafiso, Baba Sissoko e Officina Zoè.
Ieri sera, nonostante il gruppo si sia esibito al chiuso, si è cercato di riproporre lo spirito della Street band: entrati in scena direttamente da dietro le quinte, uno dietro l’altro come in una processione, vengono riproposti e reinterpretati brani della tradizione americana. Probabilmente, se il luogo l’avesse permesso, il pubblico avrebbe ballato: saltava all’occhio, infatti, come quasi tutti i presenti cercassero di tenere il tempo con il piede. La band, infatti, interagisce continuamente con il pubblico con incursioni proprio in mezzo alla platea. Il concerto, infatti, non presenta tempi morti: Andrea “Louis” Savasta, infatti, accompagna il pubblico fra una canzone e l’altra, intrattenendoli anche in maniera spiritosa.
Un accenno ad uno strumento davvero particolare: il washboard, ovvero la classica tavoletta per il bucato in metallo, tipico di New Orleand che, i membri del gruppo, chiamano molto semplicemente “il lava mutande”. Tumazzo, ha assemblato alla tavoletta, un clacson, due trombette, un campanello d’albergo, una lattina e un blocco di legno. Per suonarlo, utilizza dei ditali di metallo. Inoltre, fra le cosiddette “Tumazzate”, vi è anche una catenella per tirare lo sciacquone. Soddisfazione è stata espressa dalla presidente Luisa Fontanella, sia per il concerto di ieri sera, sia per il bilancio complessivo della stagione: “Quest’anno abbiamo avuto Carlo Muratori per la musica popolare, i Dammen Quartet, un quartetto d’archi femminile e Mario Incudine, sempre per la musica popolare. Per finire, abbiamo deciso di invitare la Tinto Brass street band perché vogliamo incoraggiare i giovani a partecipare alla stagione concertistica. Vogliamo spronarli ad ascoltare dei concerti dal vivo. Con un prezzo abbordabilissimo, infatti, è possibile ascoltare concerti di qualità”.