di Maria Strazzeri
Evoluzione verso l’ignoto: artificial life.Un futuro affascinante dove la tecnologia la fa da padrone. Come vivremo fra 20 anni? Non ci sono risposte ma milioni di indizi che come pixel compongono un’immagine ancora sfuocata. Collegati, automatizzati, comandati da impulsi di ogni sorta: vocali, sonori, tattili… l’uomo ha regalato i suoi cinque sensi all’evoluzione tecnologica capeggiata dal Big G. Google ci ha connessi, ci ha fornito dati, informazioni, posizioni e tragitti. Ci ha regalato emozioni, aspettative, opportunità, autonomia e conoscenza. Ci ha spinti a credere che tutto può realizzarsi. Chromebook Pixel, Smartphone Project Tango, Knowedge Graph, Google Glass; questi gli ultimi ritrovati proposti dalla Casa che non si ferma mai. Le ultime news ne rendono noto l’interesse per la robotica e le sue evoluzioni. Dopo aver acquisito, nel giro di un solo anno, l’Industrial Perception, la Redwood Robotics, la Meka, la Schaft, la Holomni e le startup Bot&Dolly e Autofuss, la new entry si chiama Boston Dynamics. Azienda leader nella produzione robotica, fu fondata da Marc Raibert, l’ingegnere della locomozione robotica a due gambe. Negli anni 80, epoca in cui la maggior parte dei robot erano rigidi e si muovevano lentamente, Raibert si dedicò alla biologia imitativa, ideando principi ingegneristici che consentivano alle macchine di rimanere stabili anche su terreni disomogenei e pericolosi.
Come delle creature viventi, i robot di Raibert si muovevano, così, velocemente e costantemente. L’azienda ai suoi esordi servì a Raibert per sviluppare il suo software di simulazione, da lì cominciò a costruire robot basati sulle sue idee di equilibrio dinamico. I suoi video su youtube ne mostrano i risultati: un robot delle dimensioni di un San Bernardo, chiamato BigDog, che cammina, corre, si arrampica e trasporta carichi pesanti. Big Dog è alimentato da un motore idraulico. Ha quattro zampe costituite da elementi in grado di assorbire urti e riciclare l’energia da una fase all’altra.
LS3, invece, è un robot fuoristrada progettato per accompagnare Marines e soldati nei tragitti a piedi e portare il loro carico. Ogni LS3 trasporta, infatti, fino a 400 libbre di attrezzi e carburante sufficiente per una missione di 20 miglia della durata di 24 ore. Segue automaticamente il suo leader tramite un computer vision, quindi non ha bisogno di un driver dedicato. Si sposta in luoghi designati usando sistemi di rilevazione del terreno e GPS. Un robot antropomorfo progettato per i test chimici sull’abbigliamento è Petman. A differenza dei precedenti tester che avevano un limitato repertorio di movimenti e dovevano essere sostenuti meccanicamente, Petman si equilibra e si muove liberamente. Simula anche la fisiologia umana: all’interno della tuta di protezione viene controllata la temperatura, l’umidità e la sudorazione, il tutto per fornire condizioni di test realistici.
Ma l’esemplare straordinario è Atlas, un umanoide sviluppato per un progetto del dipartimento della difesa statunitense, volto a promuovere lo sviluppo di robot in grado di svolgere missioni di salvataggio. Atlas può camminare su due arti, lasciando i due superiori liberi di sollevare, trasportare e manipolare oggetti. L’acquisizione della Boston Dynamics è solo la ciliegina dell’enorme torta che Google sta divorando. L’azienda, infatti, si sta impegnando anche nella ricerca e assunzione di menti capaci: Andy Rubin, il precedente capo di Android; Geoffrey Hinton,l’esperto di macchine intelligenti, e Ray Kurzweil, il famoso inventore dell’intelligenza artificiale. La domanda sorge spontanea: quali sono le intenzione di Big G? Di base, i robot sono delle macchine che fanno cose che gli umani sono incapaci o non hanno voglia di fare. A volte, i robot possono svolgere questi compiti più velocemente, più accuratamente e senza stancarsi, forse meglio degli umani, ma solo se i compiti sono ben definiti e l’ambiente in cui si muovono strettamente controllato. Ma ad una più attenta osservazione capiamo che se fino al secolo scorso, il traguardo massimo per un robot era quello di riuscire a tenere un uovo in mano senza distruggerlo e oggi invece queste macchine sono in grado di tenere un bimbo fra le braccia e portarlo a passeggio, di camminare, correre, analizzare, calcolare, ricercare, confezionare, recuperare e scagliare oggetti, beh possiamo avere una minima idea di quello che potrebbero fare domani. Non che Google abbia intenzione di creare una nuova forma di vita che subentri agli umani, ma di sicuro la nostra società in futuro non potrà fare a meno delle potenzialità della tecnologia e questo Big G lo sa, ed è per questo che pone le basi per tentare attivamente di rendere reale il futuro.
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