Una nota del consigliere Iurato del gruppo misto al Consiglio Comunale di Ragusa ci fornisce lo spunto per parlare di turismo o, meglio, di quelli che parlano di turismo.
Da sempre materia per dissertazioni a tutti i livelli, il turismo è oggetto delle valutazioni più disparate e fantasiose, di soggetti diversi che vanno dal semplice rivenditore di barrette di cioccolato modicano al caporedattore del quotidiano locale, passando per responsabili di organizzazioni di categoria, dirigenti di settore e, naturalmente, politici che sono elettivamente i più titolati a fare sfoggio delle competenze sull’argomento.
Le radici delle discussioni sul turismo affondano nella notte dei tempi, ma mai nessuna azienda, nessun assessorato, nessuna organizzazione di categoria ha trovato la medicina giusta per stabilizzare il malato.
Perché la nostra città, il nostro territorio, sono malati cronici, per quanto attiene al turismo, come un cardiopatico o un malato di diabete, apparentemente sani e pieni di vita, che hanno i loro problemi.
Ma il mare salva tutti, perché da noi si viene a migliaia per il mare. Poi c’è l’enogastronomia di eccellenza, qualche opera di architettura del passato, qualche dipinto, qualcosa di archeologia, a fare da contorno, chiamati enfaticamente patrimonio artistico architettonico, ma è quello naturalistico ambientale a farla da padrone, pubblicizzato gratuitamente dal Commissario Montalbano che, come collettore di presenze, è il primo concorrente del mare.
Il mare delle nostre coste non ha bisogno di essere promozionato, servirebbe, invece, pubblicizzare meglio tutto il resto e ottimizzare servizi e infrastrutture per rendere l’industria del turismo l’elemento fondamentale del PIL della nostra zona.
Ma, come accennato, il turismo è solo palestra privilegiata della retorica, come nel caso del consigliere Iurato che ondeggia con le sue riflessioni tra il sogno e l’utopia, da una parte, e l’incontrollabile sindrome del politico locale di apparire e di essere letto, sulle piccole cose di giornata.
Così ci dice che l’amministrazione si deve svegliare per realizzare un impeccabile servizio d’igiene pubblica, ma non dice cosa non va, lamenta la mancanza di adeguata segnaletica, ma non denuncia quella abusiva delle targhe segnaletiche che invadono la città e Ibla, denuncia la mancanza di servizi turistici essenziali, ma non dice quali.
Si nota una certa indecisione nel dire cosa non va, per le piccole cose, più sciolto quando si parla di vettori dell’aeroporto di Comiso, dell’esigenza di servizi concorrenziali, si passa all’utopia quando si parla di collegamento ferroviario fra l’aeroporto e la stazione, senza capire cosa se ne dovrebbe un turista delle ferrovie siciliane, primordiali per orari e collegamenti con altri centri della regione.
Ma Iurato vede anche il collegamento, a Pozzallo, fra porto e stazione, segnale di un’atavica passione per il mezzo su rotaia che, però, mal si attaglia alle problematiche del turismo che andrebbero risolte molti decenni prima di un ipotetico possibile efficientamento delle ferrovie.
Per realizzare il sogno si ricorre ad un altro sogno, quello del dialogo e della comune progettazione fra i sindaci del sud-est, cosa mai realizzata sin dai tempi del conferimento del riconoscimento UNESCO.
Quando si desta, il consigliere Iurato rimette i piedi per terra e ricorda della tassa di soggiorno che vorrebbe destinare ad un unico progetto comune, possibilmente sostenuto da finanziamenti europei.
In definitiva, come spesso accade quando i consiglieri comunali e i politici parlano o scrivono, non c’è una proposta concreta, un suggerimento utilizzabile, un’idea subito realizzabile, la trovata che porta turisti.
Non ci sono quelle proposte per far sì che un turista arrivi a Ragusa, in pieno centro, in un assolato pomeriggio domenicale d’estate e trovi bar e ristoranti aperti, negozi aperti, taxi, bus urbani, un ufficio informazioni turistiche aperto.
Sarà un problema trovare un buon locale anche solo di sabato pomeriggio, un’impresa trovare orari dei monumenti visitabili, orari di bus extraurbani.
Nessuno, poi, richiede a gran voce l’elemento essenziale della promozione turistica, la partecipazione organica a fiere e borse del turismo, ma non per portare ‘scacce’ e arancine e un bicchiere di vino di Vittoria, come anche accaduto in passato, bensì per pubblicizzare il territorio in maniera professionale e con riscontri verificabili, con prevendita sul posto di pacchetti turistici.
Il turismo è una merce che qualcuno vende e altri comprano, c’è una domanda e un’offerta, occorre coinvolgere agenti, tour operator, stampa di settore, occorre anche una profonda sinergia con progetti culturali di indubbia valenza, occorre uscire dagli stereotipi delle manifestazioni locali istituzionalizzate che, per bene che vada, portano qualcuno delle province vicine che si può definire solo visitatore occasionale e non certo turista.
Invece di alimentare il clientelare mercatino di rassegne e piccole manifestazioni di musica, teatro, danza e arti varie, quasi sempre Comune-dipendenti, si ricorra ad eventi di alto livello, come a Tutto Volume, ma spalmati, almeno, nel corso di tre o quattro settimane, ci si preoccupi di organizzare eventi in grado di attrarre veramente turisti e non la gente dei paesi vicini, il concerto o la fiera degli alcolici sollazzano il popolo, la sagra della ricotta o della ‘scaccia’ sazieranno giovani e anziani, illudono i commercianti dei siti interessati, ma non fanno turismo.
Ma per il consigliere comunale, eliminare questo becero mercatino delle iniziative private, farsi portavoce dell’esigenza di un modo nuovo di fare cultura, di fare turismo, sarà quanto mai difficile.