L’Italia è probabilmente uno dei Paesi in cui il volontariato è più presente. Secondo uno studio Istat, nel Belpaese, a vario titolo sono presenti più di 6,5 milioni di persone inserite in associazioni di volontariato. Ciò significa che per natura la popolazione italiana, e questo accade anche in provincia di Ragusa, è portata alla solidarietà, a donarsi verso chi ha bisogno. E’ la premessa che ha fatto da apripista alle celebrazioni, stamane, della Giornata internazionale del volontariato. Istituita dall’Assemblea dell’Onu nel dicembre 1985, la Giornata ha lo scopo di “riconoscere e promuovere il lavoro, il tempo e le capacità dei volontari in tutto il mondo”, quantificati dallo United nations volunteers programme (Unv) in “oltre un miliardo di persone”. E’ stato il direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute, don Giorgio Occhipinti, a promuovere un significativo appuntamento in occasione di questa ricorrenza annuale per esprimere riconoscenza tangibile verso le tante persone che dedicano il proprio tempo e le loro capacità creative e affettive per andare incontro alle varie tipologie di fragilità presenti nel territorio. L’appuntamento si è tenuto nel reparto Hospice oncologico dell’ospedale Maria Paternò Arezzo di Ragusa. Dopo i saluti delle autorità presenti, Salvatore Criscione, presidente del comitato consultivo aziendale dell’Asp di Ragusa, ha spiegato il significato della Giornata che cade ogni anno il 5 dicembre aggiungendo che, anche nel campo della salute pubblica, si sta facendo il possibile sul fronte dell’umanizzazione delle cure. E su questo tasto ha voluto battere don Occhipinti mettendo in rilievo l’azione positiva portata avanti dalla responsabile dell’Hospice Ompa Asp Ragusa, Antonella Battaglia, che ha sottolineato come “sia necessario impiegare le opportune risorse per qualificarla sempre di più questa azione di volontariato. Non è un caso – ha aggiunto – che esistano delle linee guida per conferire ulteriore valore aggiunto proprio al volontariato”. E’ intervenuta, poi, Stefania Antoci, psicologa/psicoterapeuta dell’Hospice grazie al progetto “La relazione che cura”, cofinanziato dalla Samot Ragusa e dalla Samot Onlus. “La vera bellezza è quella che si trova in un posto buono che ha sofferto – ha detto quindi padre Giovanni Salonia, direttore dell’istituto Gestalt therapy citando Dostoevskij – e il Crocifisso è proprio quella bellezza che ci mostra il volto buono quando si soffre. L’umanità possiede delle coordinate che si ripetono. Oggi, in una società sempre più frenetica, assistiamo al liquefarsi dei rapporti, non c’è più il senso di unione di una volta. La malattia, però, opera il miracolo di riunirci”. Il presidente dell’Ordine dei medici di Ragusa, Rosa Giaquinta, si è soffermata su alcuni aspetti legati al contributo fornito dalla medicina narrativa. Alla giornata sono stati invitati a partecipare anche i clown dottori dell’associazione di comico terapia “Ci ridiamo su”. È stata l’occasione per presentare le iniziative che in vari anni i clown hanno portato dentro il reparto del day hospital oncologico grazie al progetto “Saturnino”. Dunque, un’ottima occasione per spiegare anche l’importanza della ritualità: capita molto spesso infatti che si affrontino passi importanti della nostra vita senza alcuna ritualità, molte volte in solitudine. L’anno scorso l’associazione di comico terapia ha creato la ritualità del “mare dentro il reparto” con clown per l’occasione vestiti e preparati proprio come durante un’immersione. Quest’anno invece, sempre all’interno del progetto “Saturnino”, si è voluta creare una ritualità basata su un interscambio dal nome “Il cuore in una barchetta di carta, le parole verranno”: si è deciso infatti di portare qualcosa dal di fuori e permettere contemporaneamente ai pazienti di poter esternare al di fuori i propri pensieri. Per questo sono stati organizzati numerosi laboratori sparsi per la provincia, i “laboratori di barchette di carta”, dove sono state create e donate barchette che contenevano al proprio interno un pensiero da dedicare ai pazienti del Dh oncologico. Le barche allestite venivano simpaticamente pescate e ognuno dei pazienti poteva tenere con sé la pergamena portatrice di bei pensieri dall’esterno. A loro volta i pazienti potevano lasciare qualcosa, in una ritualità basata sul continuo scambio tra il dentro e il fuori. Da questa esperienza è nata un’installazione in cui delle reti di barchette, formate dal filo rosso identificativo dell’associazione, sono state attaccate ad un tronco dipinto a mo’ di drago. Un drago onirico, simbolo di rinascita e che non sputa fuoco bensì stelle. Ospite dell’associazione durante la Giornata internazionale del volontariato Laura Hoefer, figlia di Federico Hoefer, poeta amico di Andrea Camilleri, che ha anche raccontato la sua esperienza familiare oltre ad avere spiegato come ha conosciuto i clown dottori e come si è avvicinata a loro.