Riceviamo e pubblichiamo integralmente una nota del Gruppo Insieme.
“Oggi non rivolgiamo nessun rilievo all’amministrazione, il persistere di gravi criticità negli atti che sono elaborati ci induce a voler mantenere un profilo basso perché evidentemente è inutile sollevare eccezioni a chi non ascolta o, meglio, fa finta di non sentire.
Ci saranno modi e tempi per verificare se tratta di incoscienza amministrativa o di una precisa strategia finalizzata ad eludere norme e la diligenza del buon amministratore.
Non possiamo, però, non constatare come molte delle eccezioni e dei rilievi più volte sollevati da esponenti del nostro gruppo INSIEME si rivelano assolutamente fondati.
Avevamo evidenziato, fin dall’inizio, che la creazione del Museo del Costume presentava enormi criticità, progettuali, di realizzazione dei lavori e di notevoli incomprensioni fra progettista ed esperti della passata amministrazione, più volte in contrasto sulle decisioni da adottare.
Il risultato è che il Museo del Costume, che, nell’ultimo sopralluogo effettuato dall’ex sindaco Piccitto con la stampa, veniva dato in apertura per la fine dell’anno, resta avvolto nel più assoluto mistero.
Anche il sindaco Cassì si trova coinvolto in questa sorta di epico fallimento del progetto avendo revocato la gara per l’affidamento della gestione biennale già da oltre due mesi e non avendo provveduto a trovare una soluzione alternativa.
Presenteremo una apposita interrogazione per conoscere lo stato dell’arte dei lavori di allestimento del Museo.
Intanto rileviamo una determina dirigenziale per l’acquisto di materiali necessari per la collezione: 40 scatole su misura di quattro misure diverse e 600 fogli di carta velina non acida, per un costo di euro 3.228.
Lo avevamo detto: occorreva pianificare anticipatamente le spese per la collezione, soprattutto quelle per la conservazione e manutenzione dei capi.
Nella determina si legge che si vuole evitare che i capi possano risentire dei fattori esterni, per il fatto di essere conservati nei bassi del Castello, locali naturalmente umidi.
Ma dove sono stati conservati fino ad ora? e in quali condizioni si trovano i capi? Quanto abbiamo speso finora per restauro, ripristino, manutenzione e materiali di conservazione?
Quanti abiti d’epoca ci sono stati consegnati, quanti sono in condizione di essere esposti, quanti hanno bisogno di interventi di manutenzione ordinaria e quanti di manutenzione straordinaria?
Se le cose vanno per le lunghe per l’impianto di condizionamento e deumidificazione, malauguratamente non previsto nel progetto originario del Museo, si potrebbe impiegare il tempo per capire molte cose e portarle all’attenzione dei consiglieri comunali e dell’opinione pubblica”.