Grazie ad un video girato con il telefonino da un giovane siriano, la Polizia Giudiziaria ferma altri due scafisti.
La Polizia di Stato – Squadra Mobile – con la collaborazione della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza, ha tratto in arresto SAIIDI Haykel nato in TUNISIA nel 1988 e BEN MOUHAMED WERTANI Nader nato in TUNISIA nel 1996, per essersi associati unitamente ad altri soggetti di origine libica al fine di procurare clandestinamente in Italia l’ingresso di numerosi extracomunitari per trarne ingiusto profitto. Sono, in tutto, 233 i cittadini proveniente dalla Nigeria, Siria, Eritrea, Mali, Ghambia e Marocco arrivati sulle coste italiane. I fatti, sono avvenuti il 9 maggio 2014: la nave portacontainer M/V BC HAMBURG maltese, è stata dirottata a 50 miglia circa dalle coste libiche per effettuare un’operazione S.A.R. Alle ore 13,15, è stata intercettata la barca in difficoltà e la nave maltese ha iniziato le operazioni di recupero. Successivamente la motonave, su indicazione del comando di Roma, si è diretta verso il porto di Pozzallo Alle ore 19,30 sono iniziate le operazioni di sbarco terminate alle ore 21,00 circa. Tutti i migranti, 190 uomini e 43 donne di cui 60 bambini, sono stati ospitati al C.P.S.A. di Pozzallo. I poliziotti, appena approdata la nave, hanno iniziato a cercare indizi e segni su ogni migrante che potessero essere utili per identificare gli scafisti. I due tunisini sono stati traditi dai calli sulle mani, indice di chi lavora in mare e dall’ abbronzatura sul corpo, tipico di chi naviga, ma anche dal grasso dei motori sotto le unghie. Proprio da questi segni e dalla nazionalità di provenienza, gli investigatori della Squadra Mobile hanno subito isolato gli unici due tunisini a bordo. La nazionalità non è mai un preconcetto, un “marchio” da scafista, ma di sicuro un campanello d’allarme in quanto i tunisini per raggiungere clandestinamente l’Italia di solito non partono dalla Libia, ma dalle loro coste. Uno dei migranti avvicinato da uno degli investigatori della Squadra Mobile, ha mostrato al poliziotto un telefonino con le immagini da lui videoriprese. In un perfetto inglese, faceva presente che non voleva rimanere in Italia e che avrebbe fornito il video ma non voleva presenziare al processo: piuttosto voleva solo raggiungere la famiglia in Svezia. Fondamentale è stato tradurre gli sms ricevuti dai due scafisti, entrambi in possesso di un telefono cellulare. Il contenuto era chiarissimo: erano stati accreditati 10.000 dinari libici (6.000 euro) sul loro conto mediante transazione elettronica. Inoltre ai due tunisini sono stati sequestrati 2700 dollari USA. Dalle indagini è emerso che questo viaggio verso le coste italiane era stato organizzato sia da cittadini libici che dai tunisini: questi ultimi, avevano il compito di condurre l’imbarcazione per 6.000 euro ciascuno. Fino ad oggi sono ben 36 gli scafisti arrestati nel 2014 dalla Squadra Mobile con la collaborazione della Sezione Operativa Navale.