Per Primo Levi vivere era un “atroce privilegio”. Inspiegabile, infatti, era per lui il motivo della sopravvivenza ad Auschwitz, del perchè lui fosse riuscito a sopravvivere al posto di qualcun altro. Circostanze e fortune, secondo lui, avevano fatto la differenza. E la casualità della sua sopravvivenza sarà un enorme macigno che peserà sulla sua anima e che si porterà dietro per tutta la vita, forse fino a morirne, se accettiamo la tesi del suicidio. Nel suo primo e forse più noto romanzo, “Se questo è un uomo”, Primo Levi, partigiano ebreo e chimico, racconta la sua difficile sopravvivenza ad Auschwitz, l’incontro con il muratore Lorenzo Perrone che, per ammissione dello stesso Levi, gli salvò la vita procurandogli razioni di cibo in più e una maglia calda per sopravvivere al freddo. E il racconto termina con la liberazione del campo da parte dei soldati dell’Armata Rossa. La prosecuzione ideale di questo racconto è costituito dal romanzo “La Tregua”, vincitrice anche del premio Campiello. Un romanzo più maturo, scritto da un Primo Levi certamente più consapevole, letterariamente parlando. Il racconto parte proprio da dove si era interrotto e parla del rimpatrio dei prigionieri verso l’Italia, un viaggio tortuoso e lungo. I personaggi, le esperienze e le riflessioni dello scrittore ci fanno rivivere, quasi toccare con mano, quella tragedia che venne poi definita da tutti “Shoah”. Oggi, 27 gennaio, ricorre la Giornata della memoria. E mai, come in questo periodo, bisogna ricordarsi di quella tragedia dell’umanità, quella totale negazione della vita. Per citare le parole di Primo Levi: “A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico». Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager.” Oggi, anche a Ragusa si commemora la Giornata della memoria e noi vogliamo segnalarvi, in particolare, un invito che è stato girato all’editore e che noi vogliamo condividere con tutti i nostri lettori proprio per la sua grande rilevanza culturale: “Per onorare questa giornata della memoria, fra le cento cose possibili, m’è parso che raccoglierci, tutti insieme (eppure soli, come solo il teatro e il suo buio sanno concedere), e provare a tornare laggiù, fosse una piccola misericordia. A tratti bella, addirittura. L’ho creduto, e lo credo, perché, come ho scritto, così pregava chi laggiù moriva, chi laggiù finiva. Memoria, pregavano. Appena dopo aver sognato casa, e qualcosa da mangiare, sognavano il ricordo. Il nostro”. Appuntamento oggi pomeriggio al Teatro il palco MASD di Ragusa alle ore 18 con la lettura de “La Tregua” di Primo Levi, a cura di Michele Arezzo.