Fenomeno atmosferico affascinante che, oggi pomeriggio, ha colpito la zona fra Chiaramonte e Ragusa, precisamente sulla strada che collega il capoluogo alla cittadina montana. Chi è passato da quella strada intorno alle 17 di oggi pomeriggio è rimasto sicuramente colpito da questo paesaggio quasi bucolico che si è venuto a creare. Molto spesso il fenomeno nebbioso si presenta quando i massimi di un promontorio anticiclonico, di natura azzorriana, nord-africana o un ibrido fra i due si spostano verso levante, collocandosi fra la Grecia, l’Egeo, i Balcani e la Turchia. Lungo il bordo occidentale della struttura anticiclonica si attiva un debole flusso caldo e umido che dalle coste africane risale verso nord, pilotando aria calda nei bassi strati che è costretta a scorrere al di sopra del mare freddo, con un rapido raffreddamento di quest’ultima che trova le condizioni ideali alla condensazione e alla formazione dei banchi di nebbia sul mare. Ci sono diverse ipotesi sull’origine del nome.
Nell’ambito del Cristianesimo, il lupo (l’animale, si intende) è da sempre stato identificato con il diavolo; e qualunque fattore in grado di arrecare danni ingenti alle colture associabile a intervento malefico.
secondo un’altra ipotesi, il nome di tale fenomeno deriverebbe dalla locuzione dialettale “avere la lupa nello stomaco” (facilmente traducibile in “avere una fame da lupi”), che caratterizzava la condizione dei pescatori dello stretto di Messina, in tutte le circostanze in cui, a causa della presenza della nebbia in mare, non erano in grado di rientrare poiché impossibilitati a individuare la luce del faro;
La testimonianza storica più attendibile è quella di Serafino Amabile Guastella in una sua lettera a Giuseppe Pitrè dell’11 febbraio 1886, «la nebbia densissima, fetida, e quasi bruna che ci viene dal mare, e danneggia gli ulivi suole in Chiaramonte denominarsi lupa». Ed essa, nella fantasia popolare del tempo, in cui gli stereotipi e le credenze spesso si influenzavano reciprocamente, si presupponeva fosse una conseguenza degli «iscongiuri potenti fatti dai saracini, che or sono all’inferno, e un tempo furono scacciati dall’isola nostra».
