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Statalizzazione delle opere pubbliche, l’ordine degli architetti di Ragusa dice no

by Redazione
2 Maggio 2019
in Attualità
Statalizzazione delle opere pubbliche, l’ordine degli architetti di Ragusa dice no
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L’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Ragusa dice no alla statalizzazione della progettazione delle opere pubbliche e chiede di restituire dignità ai professionisti tecnici privati. A dirlo il presidente dell’Ordine, Salvatore Scollo, secondo cui il decreto Sblocca cantieri e il codice dei contratti compiono un preoccupante passo indietro. Questo il documento diffuso dall’architetto Scollo sulla scottante problematica.

“Il decreto 32/2019, lo “sblocca cantieri” – scrive Scollo – cambia direzione rispetto ai concetti del Codice dei contratti in vigore (che riservava ai tecnici della Pubblica amministrazione solo compiti di programmazione e controllo delle opere pubbliche). La modifica dell’art. 113 del Codice dei contratti reintroduce l’accantonamento “in misura non superiore al 2 per cento” per le attività di “progettazione, di coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, di verifica preventiva della progettazione”. Questo denaro viene ripartito tra i soggetti che svolgono funzioni tecniche nelle diverse amministrazioni. In sintesi, con tale modifica, gli uffici pubblici sono invogliati ad utilizzare principalmente le proprie strutture per la progettazione, anziché bandire gare e concorsi per coinvolgere professionisti esterni. Inoltre l’art. 3 introduce modifiche sostanziali al dpr n. 380/2001, stabilendo che l’autorizzazione dell’ufficio del Genio civile debba essere subordinata non più alla classe sismica della zona in cui ricade, ma solo alla complessità strutturale delle opere da realizzare. Chi valuterà la complessità della struttura? Con quali criteri? Ciò determinerà inevitabilmente nuove responsabilità per il professionista che, previa valutazione sulla complessità strutturale, dovrà decidere se procedere al semplice deposito o se richiedere l’autorizzazione, che sarà necessaria nei casi di complessità strutturale, anche in zone a bassa sismicità, per le quali in atto basta il deposito del progetto. Quindi la norma, finalizzata allo snellimento delle procedure, finisce per appesantirle e per alimentare contenziosi. Per salvare il salvabile, lo stesso articolo 3 prevede la possibilità che le regioni, nelle more dell’emanazione di apposite linee guida da parte del ministero Infrastrutture e Trasporti, possano stabilire elencazioni degli interventi da sottoporre o meno ad autorizzazione ed in tal senso la Regione Sicilia ha già provveduto, in particolare attraverso il dirigente generale del dipartimento tecnico, Salvatore Lizzio, che ha predisposto una direttiva di cui al Ddg 189/2019 del 23 aprile 2019. Ma rimane ancora molto da fare”.

“Tutto ciò non va – aggiunge Scollo – non è più sostenibile, da parte di una categoria tecnica ed in particolar modo quella degli architetti, che ha contribuito e determinato il volto artistico, culturale ed estetico del Belpaese oltre che del patrimonio mondiale dell’umanità, categoria che si vedrebbe così privata del ruolo principe del progettare. È ovvio che vi è una chiara volontà da parte del Governo di statalizzare la progettazione. Assistiamo ancora una volta al fatto che si intende acuire la disparità tra professionista privato e dipendente della Pubblica amministrazione. Tutto ciò, da un lato, in barba alla semplificazione, con solo l’aumento di obblighi, compreso l’aggiornamento professionale continuo, incombenze ed assunzioni di responsabilità oltre che spudorate e reiterate richieste di collaborazioni a titolo gratuito da parte delle amministrazioni e dall’altro con riconoscimenti ed incentivi”.

“Sono certo della condivisione di quanto sopra esposto – sottolinea il presidente dell’Ordine di Ragusa – con l’intera Consulta regionale degli architetti che proprio su tali argomenti ha discusso unanimemente nella riunione del 23 aprile scorso. Ed ancora sulla centrale unica della progettazione delle opere pubbliche sono assolutamente d’accordo con chi, prima di me, ha già affermato che si tratta di stataliste e desuete centrali di progettazione che cercano di togliere ai liberi professionisti il ruolo principe del progettare. Questa volta con l’amaro risultato di una Regione siciliana che ha battuto sul tempo il Governo nazionale che non ha ancora definito il decreto del presidente del Consiglio dei Ministri relativo alla “Centrale per la progettazione delle opere pubbliche”. E come se non bastasse viene nuovamente introdotto anche l’appalto integrato, in un momento in cui l’ordine degli architetti di Ragusa e la Fondazione Arch hanno messo in campo un articolato programma di incontri culturali, spendendosi per promuovere il “riuso per continuare la città”, creare occasioni e riflessioni tra gli architetti iblei e per le amministrazioni, al fine di elevare la qualità dei progetti, nella direzione della rigenerazione urbana e del recupero delle periferie attraverso i concorsi che garantiscono maggiore legalità ad appalti e opere pubbliche. Mentre in Francia, all’indomani del rogo di Notre Dame, si pensa a ricostruire con i concorsi internazionali di progettazione, in Italia si bruciano speranze e prospettive per l’architettura di qualità. Chiedo, dunque, con forza che vi sia da parte dei governatori una maggiore attenzione per la figura dei professionisti tecnici privati al fine di restituire loro dignità senza nulla togliere alle capacità soggettive di nessuno. Ma ritengo che ognuno debba fare il proprio mestiere: ai liberi professionisti il ruolo di progettare, ai dipendenti pubblici il compito di programmare e verificare”.

Tags: architettideglidelledicenooperepubblichem ordineRagusastatalizzazione

Redazione

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