Rossana Caruso aveva presentato una mozione per sostenere il reparto di Cardiochirurgia pediatrica che ha sede a Taormina e che, a mente dei nuovi criteri di riforma sanitaria, andrebbe chiuso e spostato a Palermo, in quanto ne può sopravvivere uno solo e va nel capoluogo.
Inutile sottolineare come, da tutte le parti, si è registrata una forte protesta per l’ennesimo scippo da parte di una regione matrigna che investe male le sue risorse.
A far la voce grossa anche i consiglieri comunali donna dei comuni dell’area del sud est, quella maggiormente penalizzata da questa restrizione sanitaria, e tra queste vi è Rossana Caruso.
È stata la donna più votata al consiglio comunale di Ragusa e, sicuramente, non è andata giù a tanti.
Giovane, imprenditrice, sicuramente la politica per lei è passione e non certo occupazione, e ci perde invece di guadagnare nel fare politica. E fa parte della maggioranza di Cassì.
Ne fa parte perché questi consiglieri Cassì se li è scelti … prima di votare, prima di essere votato. Ha ricevuto il consenso da questi candidati.
Cassì ha fatto una scelta intelligente perché ha preso candidati ottimi, che volevano spendersi, anche se gli stessi provenivano da ambienti politici, chiedendo tuttavia di non esporre le insegne politiche, perché scopo dell’operazione era quella di fare una composizione civica che superasse i partiti e consentisse ai partecipanti, di diversa estrazione politica, di stare insieme su un progetto civico.
La stessa cosa fu chiesta anche a Fratelli di Italia. Fu chiesto di candidarsi senza le insegne politiche. Alcuni personaggi vicino all’onorevole Assenza accettarono e si candidarono con Cassì, come Salvatore Battaglia, mentre quelli storici di Fratelli d’Italia non accettarono di togliersi la maglietta della propria squadra politica.
E fin qui tutto fila. Quasi. Perché c’è anche Giorgio Massari in questa coalizione, che avrebbe voluto candidarsi a Sindaco, ma i suoi amici si imposero, chiedendo una stagione di pausa, prediligendo Cassì perché lo vedevano vincente.
Massari disse dunque di sì a Cassì, ma dettò delle condizioni: alleanze strette.
Cassì, che dice a tutti di non essere un politico, come fanno tutti i populisti, ma che in vero è un gran maestro della politica, ed i risultati gli danno ragione, non rispose mai di SI’: glissò. In cuor suo sapeva che la questione elettorale era tutt’altro che chiusa, e sentiva il bisogno di aprire la sua coalizione a tutti quelli che accettavano di vestire i panni dei civici. Aveva amici e sostenitori sia di destra che di sinistra e non poteva rinunciare a nessuno.
Massari non è uno stupido, e capisce. Non insiste. Ma deve dare ai suoi un contentino, un baluardo, l’ultimo baluardo di ciò che resta del programma di una lista ispirata ai criteri fondanti della sinistra cattolica italiana, della sinistra democristiana. Avrebbe potuto dire NO ai fascisti, ma rischiava di trovarsi in difficoltà con troppe persone, avrebbe potuto dire NO ai populisti di Cateno De Luca, ma la gente non avrebbe capito bene.
Gli restava solo Abbate. Abbate è l’unico di centro destra che percorre le vie del centro, risposte a dare concrete, ha un ruolo forte in Regione, e si contrappone anche a Fratelli di Italia, ma costruisce la sua fortuna in un partito che si chiama Democrazia Cristiana. Perfetto. È quello che serve a Massari. Abbate è il nemico perfetto da offrire al banchetto degli amici di Massari, portatori di verità assolute. Chiede a Cassì una conferenza stampa dove lo stesso neghi platealmente che esiste una coalizione che contiene candidati che promanano dalla Dc di Abbate. Non se ne fa niente. Cassì si rifugia dietro gli impegni elettorali. Tutto scorre, Cassì è eletto ed arriviamo ai nostri giorni.
Gianni Iurato, però, non dimentica. Lo sanno tutti che ci sono candidati ed assessori, vicini a Raffaele Lombardo, vicini ad Assenza, vicini ad Abbate, ma fino a quando nessuno lo dice tutto va bene e nessuno si indigna… Ieri ha parlato anche Buscemi, rivendicando che il buon Cateno Deluca si è impegnato molto per questa causa, e nessuno ha detto nulla. Cateno ricordo che ha formalizzato la sua piena adesione con il Movimento 5 Stelle, con il PD e con la sinistra. Eppure, non si è mosso nessuno. A Barone lo hanno segato per molto meno.
Arriva invece la nostra protagonista, Rossana Caruso, scende in campo e, orgogliosa della sua azione politica e della mozione che ha presentato nell’interesse della collettività iblea, si alza e prende la parola per spiegare le ragioni sottostanti alla sua mozione.
Il consiglio, la maggioranza in particolare, alle prese con i propri sentimenti di invidia e risentimento, (perché a Lei è permesso di parlare e di svolgere azione politica ed a noi no??) gonfi di rabbia.
Non sentono le ragioni e sono assolutamente disinteressati della mozione e delle sorti del centro di chirurgia pediatrica, attendono solo che l’agnellino mostri la gola dove affondare i denti.
Ed ecco che la nostra protagonista pronuncia le parole magiche. “Ringrazio l’On.le Abbate per il suo impegno a favore di questa causa.” Iurato come un fulmine spalanca gli occhi e conduce l’attacco.
L’opposizione fa il suo. La vicinanza del consigliere Caruso alle posizioni di Abbate diventa il caso.
Il consiglio viene sospeso.
L’attacco è mosso contro la Caruso, ma secondo me è mosso anche contro Cassì e la sua maggioranza, che rischia di sgretolarsi e di perdere pezzi importanti. Oggi mortificano Bennardo, e lo mettono all’angolo, domani mortificano Caruso. Poi verrà il turno di mortificare altri: tutti in fila attendono. Ma i margini si riducono. Chi guadagna in questo?
Certo Cassì non può fare finta di niente. lo sa Gianni Iacono, lo sa Giorgio Massari, e dunque lo sa anche Iurato. Eppure, nessuno lo ferma, nessuno, nemmeno il presidente del consiglio stempera i toni. Si vuole dare la mazzata alla povera Rossana. Si vuole dare la lezione con le manganellate, si vuole creare il caso. Occorre che resti la memoria del linciaggio.
“Rossana non dovevi pronunciare il nome di Abbate in consiglio e tu lo sai” sembrano dire tutti i maggiorenti che assistono impavidi, mentre Massari sorride e gongola.
Sarà sicuramente un caso, e non ricercato, ma Iurato e Massari producono solo rotture, situazioni di crisi, non risolvono, non legano, erigono muri, si chiudono.
Con Abbate non si parlano e fanno polemiche. Con De Luca, che non fa mistero di essere il candidato della sinistra, vanno d’accordo. Ed anche questo, certo, non aiuta Cassì.
Non si capisce se vi è una strategia in tutto questo, che mira ad indebolire e destabilizzare il quadro per alzare la posta in palio ed essere sempre centrali e dunque irrinunciabili, oppure vi è una miopia atavica che rischia di farli sbattere forte forte. Vedremo.
Ciò che colpisce più di ogni cosa è la circostanza che Iurato si imbarazza a stare con i democristiani. In effetti anche lui, se non ricordo male, era democristiano, e di certo lo era il suo leader Giorgio Massari che è stato Sindaco di Ragusa per la Democrazia Cristiana, nella prima repubblica, dirigente nazionale del Partito popolare, Dirigente del Partito Democratico, ed oggi governa con Cassì.
Non penso che Iurato possa dire di Massari che in quanto vanti un passato democristiano risulta essere imbarazzante, per lui o per la giunta Cassì. Mi chiedo dunque perché si deve imbarazzare se altri decidono di essere democristiani, come lo è stato lui e come lo è stato Massari.
C’è modo di guardare solo al fatto politico e non alle etichette? Possiamo per una volta ricercare l’interesse pubblico e smetterla di fare campagna elettorale? Speriamo.