I cambiamenti climatici rappresentano e rappresenteranno in futuro una delle sfide più rilevanti da affrontare a livello globale ed anche nel territorio italiano. L’Italia, ed in particolare la Sicilia, si trova nel cosiddetto “hot spot mediterraneo”, un’area identificata come particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici.
I dati e gli studi scientifici che si susseguono lo dimostrano in maniera sempre più evidente ed allarmante anche a Ragusa-
Dopo l’estate 2021, con temperature alte come mai in passato con i 48,8 gradi a Siracusa, il lungo periodo di caldo torrido del luglio scorso, ecco le temperature di gennaio e febbraio 2024 le più calde di sempre che hanno segnato un record di temperatura per il nono mese consecutivo.
Secondo i dati forniti dal servizio Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Unione Europea, la temperatura media globale degli ultimi 12 mesi ha mostrato un aumento di 1.56°C rispetto ai livelli pre-industriali superiore a quelli stabiliti nella COP 15 di Parigi.
A ciò si accompagnano gli incendi, le trombe d’aria e i tornado che hanno provocato morte e distruzione anche in provincia di Ragusa. Per finire all’attuale siccità e a quella che potrebbe aspettarci in estate con rischi di razionamento, come sta già avvenendo in Catalogna, se non avremo una primavera piovosa.
Ma è nelle aree urbane che gli effetti dei cambiamenti climatici si stanno rivelando già evidenti, con impatti sulla salute ai quali contribuiscono in modo rilevante la crescente urbanizzazione e l’impermeabilizzazione dei suoli. Se la temperatura del pianeta aumenta, le città si riscaldano addirittura a un tasso doppio rispetto a quello medio.
La colpa è dell’effetto “isola di calore”, una combinazione di fattori come scarsa copertura di alberi, inadeguatezza termica dei materiali usati sulle superfici ed emissioni provenienti dalle varie attività umane.
Per superare questa situazione, che probabilmente non farà che peggiorare, occorre prevedere piani di adattamento e di messa in sicurezza delle aree urbane, sostituendo superfici impermeabili con aree verdi permeabili e piantando alberi per ridurre gli impatti delle ondate di calore, salvaguardando le aree ancora libere dall’edificato, mettendo in sicurezza le infrastrutture.
E’ necessario restituire alle città nuovi spazi verdi e permeabili, e trasformare i suoli urbani per renderli adatti ad ospitare prati, arbusti e alberi. La salvaguardia e l’aumento della permeabilità dei suoli nelle aree urbane in questo contesto è prioritaria.
Per tale motivo riteniamo utile e necessario proporvi delle modifiche da apportare al PRG che andrà in discussione nei prossimi giorni.
Abbiamo già evidenziato come siano eccessive le aree destinate a D3 e come conseguentemente lo siano anche i volumi.
Operando sulle schede norma 1R), 2R), 3R), 7R), 10R), 13R), 16R), 18R), 19R), 21R), 23R), 26R), 27R), 28R), 33R), 35R), e 36R) si potrebbero recuperare circa 130.000 mq di suolo sottratti alla cementificazione e da destinare a verde urbano, intervenendo sulle percentuali di aree da cedere al comune e sull’indice territoriale.
Le aree da cedere dovrebbero passare al 70% della superficie territoriale nelle schede norma 16R), 21R), 23R), 26R), 28R) e 33R) perché vicine ad aree densamente popolate e prive di aree verdi, mentre nelle schede norma 1R), 2R), 3R), 7R), 10R), 13R), 18R), 19R), 27R), 35R), e 36R) la cessione sarebbe del 50%. In tutte le schede norma per la destinazione urbanistica D3 l’indice territoriale scenderebbe dall0 0,8 allo 0,5 con la riduzione di circa 100.000 mc.
Altre superfici a verde si potrebbero poi recuperare , quasi 100.000 mq, aumentando nei lotti edificabili dal 20 al 50% le aree non occupate che dovranno essere sistemate a verde.
Altri 20.000 mq di suolo, infine, si possono recuperare aumentando, nel verde sportivo ed nelle attrezzature socio-assistenziali, dal 20 al 40% le aree scoperte che dovranno essere sistemate a verde.
In totale, quasi 25 ettari di nuovo verde la cui destinazione particolare dovrà essere individuata dal piano del verde urbano, di cui il comune di Ragusa è ancora sprovvisto, per un totale di circa 25.000 nuove piante. Sommate a quelle già previste dal nuovo PRG arriveremmo così ad una dotazione di verde se non soddisfacente, almeno sufficiente.
Modifiche in linea con il rapporto ambientale di Valutazione Ambientale Strategica ( VAS ) allegato al PRG che, nello scenario di riferimento e analisi SWOT del quadro ambientale, individua come punto di debolezza della città la mancanza di un sistema strutturato di aree verdi urbane e di interventi di riqualificazione ambientale e, come minaccia la progressiva frammentazione e nuova impermeabilizzazione di territorio per espansioni urbane e nuove infrastrutturazioni.
D’altra parte, è la stessa A.C. a prevedere nel PAES Clima, approvato a marzo 2022, la formazione di superfici boschive ed aree verdi in c. da Cupoletti, Bruscè e Selvaggio.