Altri problemi con la giustizia per un vittoriese di 42 anni che, nel marzo di due anni fa, è stato condannato a 23 mesi di reclusione per maltrattamenti e detenzione di armi con la concessione degli arresti domiciliari come richiesto dall’avvocato difensore Giovanni Mangione, pena ridotta in appello a 20 mesi. Adesso, dopo l’ennesima denuncia della moglie sempre per maltrattamenti, stavolta anche nei confronti dei figli, è stato sottoposto alla misura del divieto di avvicinamento a meno di 500 metri con obbligo di braccialetto elettronico.
L’ordinanza del Gip del Tribunale di Ragusa, Ivano Infarinato, è stata eseguita dagli agenti del commissariato di polizia di Stato di Vittoria. Al termine dell’interrogatorio di garanzia in aula la difesa ha chiesto la revoca dell’obbligo del braccialetto, richiesta respinta. Due anni e mezzo fa l’uomo si era reso protagonista di un’azione eclatante destando parecchio allarme sociale, in quanto, quando le forze dell’ordine, allertate dalla moglie, si sono recate nell’abitazione dell’uomo, lo hanno trovato armato di pistola con il colpo in canna. Un’arma a salve marca Bruni, che era stata trasformata ed era in grado di sparare munizioni vere.