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Ragusa, la Cgil lancia la campagna referendaria

C'era anche il segretario regionale Alfio Mannino

by Redazione
25 Febbraio 2025
in Economia
Ragusa, la Cgil lancia la campagna referendaria
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Con l’assemblea delle assemblee che si è svolta ieri pomeriggio nella sala conferenze della Camera di Commercio di Ragusa gremita di iscritti al sindacato, di lavoratori, di rappresentanti delle varie categorie e di gente comune è  partita  ufficialmente in provincia di Ragusa  la campagna referendaria per i cinque SÌ, una battaglia che il segretario provinciale Giuseppe Roccuzzo ha definito “un’occasione storica di riscatto per i lavoratori e per la democrazia”.

Presente all’incontro il segretario regionale Alfio Mannino, il comitato referendario provinciale ed i partiti, movimenti ed associazioni che ne fanno parte. “La partecipazione democratica è stata erosa nel tempo – ha affermato  Roccuzzo nel suo saluto – e con questa campagna referendaria vogliamo restituire ai cittadini il potere di incidere direttamente su scelte legislative fondamentali per il futuro del lavoro e della società”. Nel suo intervento, il segretario provinciale ha allargato il discorso al quadro politico nazionale e internazionale. Ha denunciato l’ascesa di movimenti di estrema destra in Europa, la deriva autoritaria di alcuni governi e il rischio di un ulteriore arretramento nel campo dei diritti democratici. In Italia, ha evidenziato  come il Governo persegua politiche economiche e sociali che penalizzano il Sud, con il taglio al Reddito di Cittadinanza, la riduzione delle risorse per le ZES e la mancanza di investimenti nel lavoro e nell’industria. A livello provinciale, per Roccuzzo, la crisi della chimica di base e lo stop dell’impianto Versalis di Ragusa sono esempi tangibili di come le scelte governative stiano danneggiando il tessuto produttivo siciliano.

Roccuzzo  ha chiamato alla mobilitazione: “Il referendum è un’opportunità per dimostrare che la Sicilia e il Sud non si rassegnano. Non è un’elezione politica, non si vota per un partito o un candidato: il candidato siamo tutti noi, perché il voto al referendum è la forma più alta di democrazia diretta”.Il messaggio è chiaro: la battaglia per il lavoro è anche una battaglia per la democrazia e la giustizia sociale. “Non possiamo accettare che quattro milioni di lavoratori in Italia rimangano schiavi del precariato, senza certezze sul futuro, impossibilitati a costruire una famiglia e a progettare la propria vita”.

“La partecipazione è il cuore di questa sfida – conclude Roccuzzo – e il voto sarà la nostra rivolta democratica per un Paese più giusto, più libero e più solidale”. La precarietà lavorativa in Sicilia è un’emergenza sociale ed economica che necessita di risposte immediate. Secondo i dati dell’Inps del 2024, su 420.000 nuove assunzioni nell’isola, solo 54.000 sono a tempo indeterminato, mentre ben 370.000 sono legate a contratti a termine, stagionali o atipici. Un dato allarmante, considerando che il bacino della forza lavoro in Sicilia conta circa un milione e mezzo di occupati: oltre il 25% dei lavoratori vive una condizione di incertezza.  A sottolinearlo con forza è il segretario regionale della Cgil, Alfio Mannino, che denuncia una situazione divenuta ormai strutturale e che riflette la fragilità del sistema economico-produttivo siciliano. La flessibilità promessa con le riforme del mercato del lavoro, non ha prodotto nuova occupazione stabile, ma ha indebolito i lavoratori e ridotto il loro potere d’acquisto. A dimostrarlo è il gap salariale: la media retributiva in Sicilia è di 17.000 euro annui, ben 5.000 euro in meno rispetto alla media nazionale. Ma la battaglia della Cgil non si ferma alla denuncia. Per Mannino, il referendum promosso dal sindacato rappresenta un’opportunità cruciale per rimettere il lavoro al centro dell’agenda politica nazionale. “È un voto che può cambiare la vita delle persone – afferma – perché per la prima volta i cittadini potranno decidere direttamente sul futuro delle norme che regolano il mercato del lavoro”.

Un voto che, se porterà alla vittoria del “Sì”, lancerà un segnale politico forte, soprattutto per il Sud, che più di ogni altra area d’Italia sta pagando il prezzo delle scelte economiche nazionali.  L’attacco ai diritti dei lavoratori, secondo il segretario, si somma a politiche che penalizzano il Mezzogiorno. Il taglio del reddito di cittadinanza, lo stop agli incentivi edilizi come il Superbonus, la riduzione delle agevolazioni contributive per il Sud e il mancato rilancio delle Zone Economiche Speciali (ZES) sono misure che hanno colpito duramente il tessuto economico siciliano. Senza contare la riprogrammazione del Fondo di Sviluppo e Coesione (FSC), con una riduzione di 1,3 miliardi rispetto alla precedente programmazione e con ingenti risorse destinate a opere controverse come il Ponte sullo Stretto, anziché a interventi strutturali per lo sviluppo della regione.

Alla denuncia della Cgil si aggiunge una critica dura nei confronti del governo regionale, accusato di inerzia e di accondiscendenza rispetto alle scelte dell’esecutivo nazionale. “Di fronte a un evidente ridimensionamento delle risorse per la Sicilia, il governo regionale non solo resta in silenzio, ma addirittura applaude”, incalza Mannino.  La mobilitazione per il referendum, dunque, non è solo una battaglia per il lavoro, ma una sfida per ridare voce ai territori e ai lavoratori. “Dobbiamo parlare a chi non ha più fiducia, a chi si è sentito abbandonato. Dobbiamo andare nelle fabbriche, nei mercati, nei bar, nelle piazze. È una battaglia di democrazia, che riguarda il presente e il futuro della Sicilia e dell’intero paese”, conclude il segretario regionale della CGIL.  Una chiamata all’azione che punta a trasformare il referendum in un’occasione di riscatto per il mondo del lavoro e per il Mezzogiorno, affinché la precarietà non resti la regola, ma diventi finalmente un’eccezione da superare.  Di rilevante interesse culturale e storico, la relazione del prof. Giancarlo Poidomani sulla storia del voto in Italia. Hanno caratterizzato la  riunione di ieri sera gli interventi di alcuni lavoratori che hanno spiegato, partendo da esempi concreti vissuti nel loro quotidiano, le ragioni del votare si per i cinque quesiti referendari della prossima tornata elettorale.

Redazione

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