Ancora una volta, la sanità pubblica siciliana finisce sotto la lente d’ingrandimento per un caso di presunta negligenza che ha dell’incredibile. Il protagonista di questa vicenda è Ferdinando, un trentacinquenne residente a Modica affetto da cirrosi epatica. L’8 aprile scorso, il suo medico di famiglia, consapevole della gravità della patologia e del rischio di danni irreversibili causati dal virus dell’epatite B in caso di cure tardive o inappropriate, ha prescritto un’ecografia completa dell’addome con carattere d’urgenza, indicando la necessità che l’esame venisse effettuato entro 10 giorni.
Animato da una comprensibile preoccupazione per la propria salute, Ferdinando si è immediatamente attivato per prenotare l’esame. Nonostante la corretta indicazione dei codici sulla ricetta medica, si è visto fissare un appuntamento per il 20 novembre, ben oltre sette mesi dalla prescrizione. Un lasso di tempo inaccettabile per chi convive con una patologia seria e potenzialmente evolutiva.
Di fronte a questo che appare come un vero e proprio abuso, il paziente non si è rassegnato e si è rivolto al comitato Articolo 32, un’associazione da sempre in prima linea per la tutela dei diritti dei cittadini in ambito sanitario. L’associazione ha prontamente attivato la procedura amministrativa necessaria per far valere i diritti costituzionali di Ferdinando, primo fra tutti il diritto alla salute.
E qui si verifica, ancora una volta, quello che appare come un vero e proprio “miracolo”. A sole 24 ore dall’inoltro della diffida da parte del comitato Articolo 32, l’azienda sanitaria ha risposto con una celerità sorprendente, fissando la prenotazione dell’ecografia per il 16 aprile. La documentazione allegata testimonia inequivocabilmente questa repentina inversione di rotta.
“Questo episodio – dicono dal comitato – lascia l’amaro in bocca e solleva interrogativi inquietanti sull’efficienza e sull’equità del sistema sanitario regionale. È desolante constatare come un cittadino che sceglie di affidarsi alle strutture pubbliche, rifiutando la via delle prestazioni private o di eventuali “faccendieri”, debba ricorrere all’intervento di un’associazione per vedersi garantiti i propri diritti fondamentali”.
Le parole del presidente del Comitato Articolo 32, Rosario Gugliotta, sono un monito severo: “Altro che compiacimento dell’Asp per i risultati raggiunti. Anziché pavoneggiarsi dovrebbero provare vergogna”. Un’affermazione che sottolinea la frustrazione di fronte a un sistema che sembra funzionare a singhiozzo, dove spesso è necessario “sollecitare” la pubblica amministrazione ai propri doveri per ottenere risposte adeguate. Questo caso non è isolato e rappresenta un campanello d’allarme sulla necessità di una seria riflessione e di interventi concreti per garantire a tutti i cittadini siciliani un accesso equo e tempestivo alle prestazioni sanitarie di cui hanno bisogno. La salute non può e non deve essere un privilegio, ma un diritto esigibile per tutti.