La Suprema Corte di Cassazione ha accolto il ricorso degli avvocati Michele Savarese e Carlo Giaquinta (nella foto), difensori di una madre residente a Santa Croce Camerina che in fase di separazione dal coniuge ha richiesto l’assegno di mantenimento per la figlia ventenne, all’epoca dei fatti minorenne, oggi ventenne.
Il Tribunale di Ragusa prima e la Corte d’Appello di Catania dopo, avevano negato alla donna il contributo richiesto sostenendo che la figlia, diventata maggiorenne in corso di causa, si sarebbe dovuta cercare un lavoro. I legali hanno rappresentato ai giudici di Roma che il supporto dei genitori non cessa automaticamente con la maggiore età, ma continua fino a quando i figli non raggiungono una reale indipendenza economica. Nel caso di specie però, l’elemento determinante che ha convinto la Cassazione a censurare il ragionamento della Corte d’Appello di Catania che aveva confermato la sentenza del Tribunale di Ragusa, è stata la mancata valutazione dei giudici siciliani sul fatto che la figlia vive in un contesto (Santa Croce Camerina provincia di Ragusa), in cui le giovani donne hanno difficoltà a trovare occupazione nel mondo del lavoro.
Questa pronuncia dunque evidenzia una particolare attenzione verso le difficoltà che i giovani e soprattutto le donne, possono incontrare nell’ inserimento del mondo del lavoro, specialmente in contesti difficili quale è appunto il Sud Italia.
“C’è voluta la Corte di Cassazione – affermano gli avvocati Savarese e Giaquinta – per attestare una situazione che è sotto gli occhi di tutti. Nella nostra provincia, ma come del resto in tutta l’ Italia meridionale, l’ inserimento nel mondo del lavoro da parte delle giovani donne è difficilissimo. I giudici siciliani non lo sapevano, i giudici di Roma si”.