Mancherebbe il titolo autorizzativo indispensabile per l’attivazione della contestata mega antenna 5G alta circa 35 metri e piazzata, incredibile a dirsi, in un terreno limitrofo a meno di 7 metri da una villetta al quartiere Caitina, una delle zone residenziali più belle della città. I lavori di installazione del maxi impianto erano iniziati dalla notte al giorno, senza preavviso, qualche mese fa, causando ad uno degli inquilini della casa un malore cardiaco (da cui si è per fortuna ripreso quasi del tutto) per la rabbia suscitata dal senso di impotenza dinanzi ad una situazione più grande di lui.
Ma c’è di più: l’antenna si staglia a pochi metri dalla porta finestra della camera da letto di una signora allettata, altra inquilina dell’abitazione. I residenti hanno fatto quadrato per far rimuovere l’antenna, affidandosi all’avvocato Sara Zacco del foro di Ragusa, che, qualche giorno fa, ha di fatto impedito l’attivazione dell’antenna, richiamando d’urgenza sul posto tecnici comunali e responsabili di settore, nonché la polizia locale. Dopo lunghe ore di rimpalli di responsabilità, accertamenti ed intimazioni, alla fine gli operai se ne sono andati senza attivare l’antenna, che continua però a svettare in zona. Una piccola ma significativa battaglia vinta nell’ambito di una guerra che si annuncia non semplice, per far valere i diritti dei residenti, che temono in primis per la loro salute, e poi per la svalutazione di case e terreni causata proprio dal mega impianto 5G.
“Il titolo autorizzativo non c’è – conferma l’avvocato Zacco a Corriere di Ragusa – come ho avuto modo di appurare tramite approfondite ricerche. Restiamo in attesa di riscontri concreti da parte dell’ente comune – conclude il legale – per risalire al bandolo dell’intricata matassa e restituire serenità ai residenti”. La prosecuzione dei lavori nonostante l’asserita mancanza del titolo autorizzativo previsto per legge, costituirebbe un grave precedente, e, se confermato in tutti i passaggi dell’iter, dovrebbe portare all’individuazione di precise responsabilità. “Ci sentiamo calpestati nei nostri diritti – ci dicono all’unisono un agguerrito gruppo di residenti – e assolutamente non tutelati dalle istituzioni preposte. Non ci fermeremo e andremo fino in fondo anche fin nelle aule di tribunale, se sarà necessario – concludono – supportando in toto il nostro legale nel suo lavoro di ricerca della verità e di tutela della salute pubblica e del contesto ambientale”. Sarebbe stato già individuato un sito alternativo, distante una manciata di chilometri, ma la situazione cambierebbe di poco, perché sempre di zona ad alta densità abitativa si tratta.