“Rinascita: architettura e urbanistica nei centri storici è un tema quanto mai attuale per le nostre città. Ogni architettura è lo specchio dei tempi. Nei secoli sono state realizzate opere meravigliose, edifici, chiese e altro ancora. Se andiamo indietro nel tempo, il 1693 è una data che ha già segnato il nostro territorio e in particolare il Val di Noto”. Lo ha detto il presidente dell’Ordine degli architetti della provincia di Ragusa, Vincenzo Pitruzzello (nella foto), partecipando ai lavori del festival Barocco&Neobarocco che ha chiuso i battenti proprio nei giorni scorsi e che, sin dalle battute iniziali, è risultato partecipato da addetti ai lavori e non. “Quel terremoto – ancora Pitruzzello – distrusse gran parte degli edifici, ma al tempo stesso segnò la rinascita delle architetture che ancora oggi vediamo e viviamo nelle nostre città. Le chiese, i palazzi, le architetture minori, opere d’arte antica legate da elementi formali che ne disegnano i rapporti, le proporzioni, lo stile. Basta guardare le opere del Gagliardi per riconoscere le mani sapienti degli architetti del tempo”
Il presidente Pitruzzello si è poi soffermato su “uno dei più importanti interventi di riqualificazione urbanistica, a mio avviso di pregevole fattura, avvenuto alla fine degli anni Trenta, a opera dell’arch. Ernesto La Padula, allievo dell’architetto romano Marcello Piacentini. Si tratta dell’attuale piazza Libertà, a Ragusa, dove questo grande spazio urbano coniuga l’architettura razionalista con la scelta dei materiali locali come il calcare duro e la pietra pece”. Molto interessante, poi, la chiave di lettura storica che l’architetto Pitruzzello ha dato del palazzo Ina, sempre a Ragusa. “Una vicenda – ha spiegato – che mi ha sempre affascinato, realizzato intorno alla metà degli anni Settanta. Un progetto commissariato dall’Istituto nazionale delle assicurazioni, redatto nel ’71 dal gruppo di progettazione romano dell’architetto Battaglini e dell’ing. Incorpora. Un edificio polifunzionale costituito da un piano interrato per le autorimesse, un piano terreno adibito ad attività commerciale, un primo e un secondo piano destinati a uffici e, al terzo e quarto piano, degli appartamenti. Un edificio dal linguaggio discutibile che i progettisti dell’epoca seppero spiegare giustificando il gioco dei volumi al terzo e quarto piano, quale rivisitazione stilistica delle curve barocche dell’antistante cattedrale di San Giovanni Battista”. Nelle sue conclusioni, il presidente Pitruzzello ha dunque fatto riferimento al “recupero filologico di cui si parla spesso, cioè quell’attività che mira a riportare un oggetto, un monumento o un testo alla sua forma originaria, rispettando la storia e le modifiche che ha subito nel tempo. Non sempre ciò è possibile, perché spesso si può scadere nel falso storico. Ed è quello che ogni bravo architetto dovrebbe evitare”.