Sarà Corrado Tedeschi con il suo intenso e ironico monologo teatrale “L’uomo che amava le donne”, tratto dal celebre film di François Truffaut, il protagonista della giornata di domani, mercoledì 6 agosto, al DonnaFugata Film Festival. Lo spettacolo – in scena alle 21 all’Arena delle Bifore – unirà parole, immagini e musica per dare voce a un personaggio che è al tempo stesso affascinante e fragile, comico e struggente, in uno spettacolo che vede l’amore come bisogno vitale, sogno, riscatto ed eterna ricerca dell’anima femminile, in perfetto equilibrio con il tema del doppio che attraversa tutta la 17ª edizione del festival nel segno zodiacale dei Gemelli.
Con la direzione artistica di Andrea Traina ieri, per la seconda giornata, il festival ha abbracciato il mondo della scuola, esaltando il legame tra cinema e nuove generazioni. Un legame fatto non solo di proiezioni pensate per bambini, ragazzi e famiglie, ma anche – e soprattutto – di partecipazione attiva, con i giovani coinvolti come creatori, interpreti, spettatori consapevoli. Un dialogo, tra cinema, scuola e giovani, che ha preso corpo con una serie di proiezioni capaci di toccare temi profondi con delicatezza e forza.
“Con l’avvento degli smartphone – ha detto il direttore artistico Andrea Traina – ci si porta sempre appresso una macchina da presa e uno schermo. Ma nessuno insegna a usarli, soprattutto ai ragazzi”. Un pensiero che ha centrato il cuore del dibattito: l’educazione all’immagine non è solo tecnica, ma empatia, consapevolezza, capacità di leggere e raccontare il mondo. In apertura, il cortometraggio “Curiusu” di Martina Giannone, giovane regista sciclitana, ha affrontato con grande sensibilità il tema degli abusi nella preadolescenza. Girato in una ludoteca, il corto racconta l’esperienza di una ragazza invitata a una festa, dove lo sguardo insistente e ambiguo dei coetanei si fa inquietante. Il disagio è costruito con silenzi, sguardi, sospensioni. In sala, insieme alla regista, anche le giovanissime attrici, che hanno condiviso col pubblico l’intensità del loro lavoro. Il cinema, qui, diventa linguaggio di consapevolezza.
A seguire, un altro momento forte della serata: la proiezione della webserie “Ad Astra”, diretta dallo stesso Traina e ideata insieme ai suoi giovani allievi. Una storia ambientata nella cittadina immaginaria di Boscopiano, un racconto di fantascienza che parla, in verità, della nostra terra: rifiuti, degrado, riscatto. Gli alieni non vogliono distruggere, ma sono venuti per purificare. E lo fanno attraverso la bellezza, la cura, la rinascita. Sul palco anche Carmelo La Porta, dirigente dell’I.C.S. Traina di Vittoria, e il prof. Emanuele Busacca, promotori di un’esperienza formativa che ha visto i ragazzi protagonisti assoluti, dentro e fuori lo schermo. È proprio questo lo spirito che ha attraversato la serata del 4 agosto, con il cortile centrale del Castello trasformato in un vero e proprio spazio di riflessione condivisa.
Prima ancora, nel pomeriggio, la Sala Bianca ha accolto il primo turno del workshop gratuito di doppiaggio condotto da Luca Biagini, una delle voci più note del cinema italiano. Ragazzi e giovanissimi si sono alternati al microfono, con entusiasmo e stupore, provando in prima persona l’esperienza di dar voce a un personaggio: un gioco, sì, ma anche una scoperta. Un modo diretto e coinvolgente per avvicinarsi a un’arte che, come ricorda il direttore artistico Andrea Traina, è “una forma di interpretazione e di empatia, spesso trascurata e oggi a rischio, ma fondamentale per generazioni di spettatori”. Una giornata intensa, che ha dimostrato come il cinema, se coniugato con l’ascolto e la formazione, possa trasformarsi in uno strumento potente di crescita collettiva.
Questa attenzione ai più giovani non è episodica. Fa parte dell’anima del festival, come dimostra la sezione “La Luna di Carta”, dedicata proprio ai film per bambini, ragazzi e famiglie, che proseguirà con titoli pensati per costruire uno sguardo critico e curioso fin dall’infanzia, valorizzando la visione collettiva come esperienza formativa. Ed è ancora questo sguardo che ha accompagnato le proiezioni conclusive della serata di ieri: il poetico e amarissimo “L’altro figlio”, tratto da Kaos dei fratelli Taviani, film girato anche al Castello, con la presenza in sala dell’attore Biagio Barone; e “Ostia”, l’esordio dirompente alla regia di Sergio Citti, scritto con Per Paolo Pasolini, un omaggio a cinquant’anni dalla sua scomparsa. Attivi da ieri anche tutti gli altri spazi del Castello in cui sugli schermi vengono proiettati i film incastonati nelle varie sezioni. Tra questi anche quelli dedicati alla commedia, con la novità di quest’anno della sezione “Non ci resta che ridere”, e con nuove proiezioni in linea col tema di questa edizione: il doppio, la duplicazione, la maschera, il travestimento, come strumento per raccontare la verità. Il DonnaFugata Film Festival continua così il suo viaggio tra specchi e riflessi, identità e trasformazioni, parlando a chi ha ancora voglia di guardare il mondo, e sé stesso, con occhi nuovi. Il programma dettagliato sui social e sul sito ufficiale.
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