Accarezza l’aragosta viva e poi la taglia a metà per cucinarla: polemiche sui social per il video dello chef modicano Carmelo Ferreri (nella foto). Il filmato, che mostra le fasi della preparazione degli spaghetti all’aragosta, è diventato in poche ore un caso che ha diviso il pubblico del web. La decisione di mostrare un’aragosta ancora viva, accarezzata e poi tagliata a metà, prima di essere messa a cuocere sulla griglia, non è piaciuta per niente. Le immagini hanno scatenato l’indignazione di molti utenti. Nonostante il momento del taglio non sia stato ripreso, il video mostra l’animale diviso a metà con dei lievi movimenti sulla griglia, segno, secondo molti, di una sofferenza inutile e crudele. “Si poteva evitare”, “Vedere questo video sinceramente mi fa pena”, “Ma dai si muove ancora sulla griglia”, sono solo alcuni dei commenti critici che hanno invaso il post.
Non tutti, però, hanno condannato il gesto di Ferreri. A difesa dello chef sono intervenuti numerosi utenti, che hanno cercato di spiegare la natura dei movimenti dell’aragosta. “Il sistema nervoso dei crostacei non è centralizzato come nei vertebrati, quindi i movimenti che si notano rappresentano dei semplici riflessi”, ha commentato un utente, supportato da altri che hanno ironizzato sulla situazione: “La mangiamo tutti, però tutti facciamo finta che siano già nate morte?”. Questa posizione mette in evidenza la profonda differenza tra il sentire comune e la realtà biologica, sottolineando che quella dello chef non è altro che una pratica comune nella cucina italiana. Dal punto di vista legale, lo chef Carmelo Ferreri non ha commesso alcuna irregolarità. In Italia, a differenza di altri paesi come la Svizzera, dove è obbligatorio stordire preventivamente i crostacei prima della cottura, non esiste una normativa specifica che regoli questa pratica. Il Regolamento UE 1099/2009 sulla protezione degli animali durante la macellazione esclude esplicitamente i crostacei, lasciando ogni stato membro libero di agire in autonomia. La pratica mostrata nel video è quindi del tutto lecita.