“Il nostro territorio sta attraversando una crisi profonda, segnata da episodi che rivelano un vuoto educativo sempre più evidente e pericoloso” dichiara Luca Campisi, presidente di Confcooperative territoriale Ragusa. “L’ultimo caso della barella sulla spiaggia di Marina di Modica, divenuto virale sulla stampa nazionale, non è solo un gesto goliardico finito fuori controllo, ma il sintomo di un disagio diffuso tra giovani che, privi di punti di riferimento solidi, esprimono questo disagio attraverso comportamenti che mettono a rischio la convivenza civile e la dignità delle persone” (nella foto da sinistra Campisi e Lo Presti)
“La nostra preoccupazione – aggiunge Emanuele Lo Presti, responsabile d’area Confcooperative territoriale Ragusa – non riguarda soltanto gli episodi più eclatanti, ma il tessuto stesso della nostra comunità. Quotidianamente emergono atti di vandalismo, bullismo, mancanza di rispetto delle regole, segno che la frattura educativa coinvolge famiglie, scuola, associazionismo e servizi. Non possiamo assistere inerti a una società che si sgretola per mancanza di reti di sostegno e di opportunità sane di crescita”.
Campisi prosegue: “Come Confcooperative, sentiamo la responsabilità di chiamare all’azione tutte le forze vive del territorio: istituzioni, scuola, terzo settore, parrocchie, associazioni sportive e culturali. Ma anche le forze politiche non possono essere escluse da questo appello. Anzi, sono chiamate a esercitare un’azione di pressing. Servono progetti condivisi, capaci di restituire ai giovani un senso di appartenenza, prospettiva e responsabilità reciproca. Dobbiamo guardare ad esperienze virtuose già avviate in altre realtà italiane, come i Patti educativi di comunità, che hanno saputo coinvolgere famiglie, enti pubblici e privato sociale nella costruzione di percorsi di educazione partecipata”.
Lo Presti sottolinea: “Non basta indignarsi di fronte all’ennesimo episodio che diventa notizia. Bisogna lavorare insieme, anche prendendo spunto da modelli come i presìdi educativi di strada attivati in alcune città – penso al lavoro delle cooperative sociali nel Milanese o all’esperienza di recupero degli spazi pubblici per attività ludico-educative come avviene a Torino con la ‘Rete delle case del quartiere’. Sono esperienze che possiamo adattare e replicare anche nel Ragusano, creando equipe multidisciplinari capaci di ascoltare, prevenire il disagio e promuovere la partecipazione attiva”.
Campisi conclude: “Confcooperative c’è e vuole essere parte della soluzione. Lanciamo un appello affinché si apra subito un tavolo permanente con tutti gli attori coinvolti per predisporre un piano d’azione concreto e partecipato. L’educazione non è solo compito della scuola, ma una responsabilità collettiva per restituire fiducia e futuro alle nostre comunità. Facciamo in modo che l’episodio di Marina di Modica, così come altri segnali d’allarme, non resti lettera morta ma diventi il punto di partenza di un nuovo impegno condiviso”.