“Questa è la storia di Ettore, un uomo operato per un tumore al colon. Una storia che mette in luce le profonde disfunzioni del nostro sistema sanitario, un sistema che sembra dimenticare i suoi pazienti più vulnerabili, quelli che hanno già affrontato una battaglia e che hanno bisogno di continuità nelle cure”. Lo denuncia il comitato civico Articolo 32.
“Dopo aver superato un ciclo di chemioterapia – è chiarito in un documento – Ettore si trovava a fine luglio. L’oncologo che lo ha in cura, seguendo le linee guida nazionali, ha richiesto un esame strumentale di controllo. Un passaggio cruciale per monitorare il suo percorso di cura e verificare l’efficacia dei trattamenti. La ricetta, chiara e inequivocabile, riportava il codice di esenzione 048, specificando che si trattava di un paziente con carcinoma al colon. Un codice che, in teoria, dovrebbe garantire un trattamento prioritario.
Ma la realtà è stata ben diversa. Per ragioni inspiegabili, l’oncologo non ha potuto prenotare direttamente l’esame e ha invitato i familiari a rivolgersi al Cup (Centro unico di prenotazione). Un’indicazione che ha aperto le porte a un’odissea burocratica. Il giorno dopo, un parente di Ettore si è recato al Cup per la prenotazione. L’attesa richiesta dal medico era di 60 giorni, ma la data fissata dal sistema è stata di 16 mesi.
Il centro di prenotazione ha ignorato completamente la gravità della situazione. Non ha tenuto conto del codice 048 e non ha considerato che Ettore era già inserito in un percorso di cura ben definito all’interno della stessa azienda sanitaria. La richiesta è stata trattata come una prestazione ordinaria, un semplice numero in una lista infinita.
Di fronte a un simile abuso, i familiari di Ettore hanno considerato l’unica alternativa che il sistema sembrava offrire: la sanità privata. In una nota struttura privata l’esame avrebbe potuto essere prenotato in tempi rapidi, ma a costi che avrebbero pesato in modo significativo sul bilancio familiare. Una scelta che, in un Paese come il nostro dove la sanità pubblica dovrebbe essere un diritto per tutti, non dovrebbe mai essere un’opzione obbligata.
Questa vicenda scandalosa solleva seri interrogativi sulla gestione della nostra sanità pubblica. Le scelte gestionali, che portano a situazioni come quella di Ettore, fanno sorgere il dubbio che chi ricopre ruoli di alta responsabilità non sia all’altezza del compito. È lecito chiedersi: i manager dell’azienda sanitaria possono affermare di avere la coscienza a posto? Possono davvero credere che un loro parente, o un amico, si troverebbe a subire un trattamento simile?
Noi, come Comitato Civico Articolo 32, abbiamo qualche dubbio. E la storia di Ettore non è solo la sua storia, ma la storia di tutti quei pazienti che, dopo aver lottato contro una malattia, si trovano a dover lottare anche contro un sistema sanitario disorganizzato e indifferente”.