In un momento in cui il settore dell’artigianato italiano continua a perdere pezzi – con circa 400.000 imprese scomparse negli ultimi dieci anni – la provincia di Ragusa si conferma come un modello virtuoso e resiliente, capace di mantenere stabile il tessuto produttivo e di rappresentare un caso quasi unico nel panorama nazionale. Tuttavia, questo risultato non è casuale né garantito per il futuro: è il frutto di una cultura imprenditoriale radicata, di una capacità di innovazione che ha saputo tradursi in digitalizzazione e adattamento tecnologico, e di una tenacia che oggi più che mai chiede risposte forti e coraggiose alla politica e alle istituzioni.
“La nostra provincia – afferma Giampaolo Roccuzzo (nella foto da sinistra Caccamo e Roccuzzo), presidente territoriale Cna Ragusa – è un laboratorio di resilienza. In un contesto di incertezza generale, abbiamo saputo mantenere livelli occupazionali, sociali e produttivi tra i più alti del Sud Italia, grazie a un comparto artigiano che continua a produrre ricchezza e occupazione. Oggi superiamo i 16 miliardi di euro di ricavi, contribuendo per oltre l’11% al totale regionale, pur avendo ancora un Pil pro capite inferiore alla media nazionale. Il nostro tessuto produttivo – che affonda le sue radici nei settori agroalimentare, manifatturiero ed edilizio – si distingue per una forte vocazione all’innovazione e per una cultura del lavoro che merita di essere difesa e rilanciata”.
Nonostante i dati positivi, la provincia di Ragusa si trova in questa fase a dover fare i conti con limiti infrastrutturali che rischiano di frenare il suo potenziale di crescita. “Non possiamo più permettere che carenze storiche come la viabilità inadeguata, la mancanza di un aeroporto pienamente funzionante e servizi pubblici e logistici ormai obsoleti penalizzino il nostro territorio – sottolinea Carmelo Caccamo, segretario territoriale Cna Ragusa. – Nel 2025 abbiamo di fronte prospettive economiche importanti, ma queste potranno realizzarsi solo se sarà garantita pari dignità infrastrutturale rispetto ad altre aree del Paese. Ragusa non può e non deve essere trattata come una realtà di serie B”.
Roccuzzo e Caccamo rilanciano con forza la necessità di un impegno istituzionale corale e di lungo respiro. “Chiediamo – dichiarano congiuntamente – un piano straordinario di investimenti per l’ammodernamento delle infrastrutture viarie e digitali, a partire dal completamento dell’autostrada Siracusa-Gela, con particolare attenzione al lotto Modica-Scicli, e dal potenziamento deciso dell’aeroporto di Comiso. È inaccettabile che quest’ultimo non goda degli stessi incentivi e sostegni riservati ad altre realtà, come Trapani. L’aeroporto di Comiso deve essere elemento cardine dello sviluppo turistico ed economico della provincia, non un’infrastruttura marginale utilizzata solo in caso di necessità”.
Le due voci della Cna pongono inoltre l’accento su un’altra emergenza: “Il fenomeno dello spopolamento che colpisce i piccoli centri del Sud e della Sicilia va contrastato con misure mirate: incentivi alle piccole imprese, politiche per il ricambio generazionale, programmi di rivitalizzazione dei centri storici. Il nostro modello dimostra che anche le aree periferiche possono essere motore di economia reale, ma servono strumenti concreti, risorse e una strategia condivisa”.
“La sfida che abbiamo di fronte – ancora Roccuzzo e Caccamo – è quella di rafforzare e rendere replicabile il modello Ragusa. Questo richiede un’azione coraggiosa e coesa, dal singolo Comune alla Regione, fino allo Stato centrale. Le associazioni di categoria, come la nostra, hanno dato prova di saper mantenere alta la produttività e la coesione sociale, ma da sole non possono bastare. Serve una nuova stagione di dialogo costruttivo, di ascolto e di concretezza, affinché le politiche strutturali di lungo periodo possano dare risposte alle vere esigenze del nostro territorio”.
La Cna Ragusa annuncia per le prossime settimane una serie di incontri con sindaci, presidente del Libero consorzio e rappresentanti della Regione, per portare sul tavolo delle istituzioni le istanze delle imprese artigiane e delle piccole e medie imprese. “Non ci accontenteremo di risposte di facciata – concludono i due dirigenti –. Dopo anni di confronto e battaglie, oggi è il momento di ottenere risultati concreti. Siamo pronti a fare la nostra parte, come sempre, ma chiediamo che la politica e le istituzioni mostrino la stessa determinazione”. Ragusa, dunque, non è solo un’eccezione statistica, ma il simbolo concreto di come si possa resistere alle crisi puntando su coesione sociale, innovazione, cultura d’impresa e resilienza. “Ma affinché il “modello Ragusa” possa essere davvero un esempio per tutto il Mezzogiorno e per il Paese – dicono dalla Cna – occorre che sia rafforzato, valorizzato e accompagnato da scelte politiche coraggiose e lungimiranti. Solo così la provincia potrà continuare a essere laboratorio di sviluppo e speranza per il futuro dell’Italia che lavora”.