L’apertura della stagione venatoria si è trasformata, ancora una volta, in un incubo per Isa presidente del canile e rifugio Achille Birotto di Chiaramonte Gulfi, per gli operatori della struttura e per i circa 200 cani ospitati al suo interno. Da anni, infatti, alcuni cacciatori si spingono a pochi metri dalla recinzione del canile per sparare e uccidere gli animali nell’area circostante provocando uno stato di costante allarme e mettendo a rischio l’incolumità delle persone.
A poche ore dall’inizio ufficiale della stagione venatoria, la scena si è ripetuta: colpi di fucile a distanza ravvicinata dal canile, cani in preda al panico e operatori costretti a lavorare in un clima di paura. Il materiale video ricevuto testimonia in modo inequivocabile la pericolosa prossimità dei cacciatori alla struttura.
La sede Lav di Ragusa con l’aiuto di Isa, responsabile della cooperativa, si è attivata immediatamente per documentare la situazione e raccogliere le testimonianze.
La legge n. 157/1992 è chiara: l’esercizio venatorio è vietato nelle aie, corti, pertinenze di fabbricati rurali, e in un raggio di almeno 100 metri da immobili adibiti ad abitazione o a posto di lavoro. Il canile e rifugio Achille Birotto rientra pienamente in queste categorie, essendo non solo una struttura per il ricovero degli animali, ma anche un luogo di lavoro a tutti gli effetti. Inoltre, la semplice presenza armata entro tale raggio costituisce violazione della normativa, anche in assenza di spari effettivi.
Isa ha già segnalato più volte la situazione alle forze dell’ordine, ma le risposte ricevute sono state vaghe e insufficienti, lasciando di fatto la struttura senza tutele.
“È inaccettabile che in Italia si permetta di sparare a pochi metri da un canile. Chiediamo che venga fatta rispettare la legge e che siano garantite sicurezza e serenità a Isa, ai volontari e a tutti i cani ospitati nella struttura”, dichiara la sede Lav di Ragusa.
La sede Lav di Ragusa infatti chiederà un incontro urgente con il prefetto di Ragusa, il sindaco, la polizia provinciale e il corpo forestale, per porre fine a questa situazione inaccettabile e sollecitare l’interdizione dell’attività venatoria nell’area circostante il canile, controlli regolari da parte delle autorità competenti, l’installazione di cartellonistica che segnali il divieto di caccia e l’adozione di misure di sicurezza a protezione della struttura, dei suoi lavoratori e degli animali.
La Lav continuerà a monitorare il caso e a portarlo all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni. Intanto, prosegue la campagna nazionale per chiedere l’abolizione della caccia in Italia, una pratica pericolosa, anacronistica e sempre più priva di consenso sociale. Proprio in questo periodo al Senato si sta discutendo del Disegno di Legge 1552 voluto dalla maggioranza e che ha lo scopo di mandare a morte ancora più vittime innocenti pur di fare un favore ai cacciatori. La proposta di Legge di iniziativa popolare voluta da Animalisti Italiani, Enpa, Lac, Lav, Lndc Animal Protection e Oipa mira proprio a raccogliere le firme necessarie per impedire questo massacro.