Si è tenuto venerdì presso la Fiera Agroalimentare Mediterranea a Ragusal’evento di presentazione dei risultati della ricerca applicata sostenuta e promossa da Confagricoltura Ragusa e condotta dall’Università di Trento sulla gestione dei residui colturali nella Fascia Trasformata e del Vademecum delle buone pratiche per gli agricoltori del territorio. I lavori sono stati preceduti dal saluto del Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani. Nel suo intervento il Presidente Schifani ha sottolineato la centralità del Distretto agroalimentare di qualità ibleo, la disponibilità della Regione a sostenere le imprese agricole in relazione agli effetti dei dazi USA sull’export agroalimentare siciliano e il valore strategico del progetto Cargo presso l’aeroporto di Comiso per la crescita e lo sviluppo del comparto agricolo dell’isola, fortemente sostenuto dal Governo regionale.
Presenti ai lavori il vicepresidente di Confagricoltura, Sandro Gambuzza, e il presidente di Confagricoltura Sicilia, Rosario Marchese Ragona.
La ricerca, coordinata dalla dott.ssa Cecilia Insinna e dal prof. Massimo Zortea, ha affrontato due obiettivi strategici: la gestione dei residui colturali, comunemente chiamati fratta, in ottica di filiera e la realizzazione di un manuale operativo per gli agricoltori. L’approccio adottato è andato oltre gli aspetti puramente tecnologici per abbracciare anche quelli operativi, economici e normativi.
Il lavoro ha portato alla mappatura di diciannove attività presenti sul territorio, individuando per ciascuna il soggetto coinvolto, il possibile ruolo nella filiera e il referente di contatto. Tra le realtà censite emergono esperienze particolarmente significative ed innovative nel settore del trattamento e della valorizzazione dei residui agricoli.
Lo studio ha elaborato una proposta di filiera integrata articolata in tre fasi. La prima riguarda la raccolta e lo stoccaggio di due flussi separati, distinguendo tra fratta compostabile e fratta spuria. La seconda prevede una gestione differenziata: trattamenti biologici per la fratta compostabile e trattamenti termochimici per quella spuria. La terza fase prevede la reimmissione nel ciclo produttivo dei materiali trattati, utilizzandoli come ammendante agricolo oppure per la produzione di energia. La filiera proposta prevede inoltre la creazione di un polo multiplo per il trattamento, con l’obiettivo di ridurre significativamente le emissioni di anidride carbonica.
Parallelamente è stato sviluppato un Vademecum delle buone pratiche composto da dieci schede operative. Ciascuna scheda è articolata in tre sezioni: panoramica generale con analisi dei rischi, normativa di riferimento con le relative sanzioni, e proposte concrete di buone pratiche da implementare. Il manuale rappresenta un esempio di ricerca partecipata, realizzato “con e per gli agricoltori” attraverso focus group, riunioni operative con un gruppo di lavoro locale, interviste a produttori e tecnici agronomi, e sopralluoghi in centri di raccolta e impianti.
L’evento ha delineato le prospettive future attraverso diverse forme organizzative: la creazione di una commissione permanente interna a Confagricoltura, la costituzione di un comitato o rete contratto tra imprese, e la definizione di un consorzio senza scopo di lucro che coordini tutte le attività della filiera.
“Questa ricerca rappresenta un passo fondamentale verso la sostenibilità ambientale del nostro territorio agricolo”, ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Ragusa, Antonino Pirrè
. “La mappatura delle realtà operative e la proposta di filiera integrata offrono agli agricoltori della Fascia Trasformata strumenti concreti per una gestione più efficiente e sostenibile dei residui colturali, trasformando quello che fino ad oggi è stato percepito come un problema in una risorsa per l’economia circolare del territorio”.
“Dopo la ricerca – conclude Pirrè – adesso è il momento di passare all’azione per gli imprenditori agricoli della Fascia trasformata. Confagricoltura c’è e continuerà a sostenere questo processo innovativo necessario”.
Il Vademecum delle buone pratiche sarà ora sottoposto a una fase di test sul campo da parte degli agricoltori del territorio, per raccogliere feedback operativi che permetteranno un ulteriore aggiornamento e perfezionamento delle procedure proposte.
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