Una storia di profondo degrado sociale e umano ha scosso la provincia di Ragusa, dove una bambina di appena 13 anni è stata vittima di abusi sistematici e sfruttamento da parte di un gruppo di adulti. Il caso, emerso grazie all’operazione “Greenhouse” coordinata dalla procura di Catania e condotta dalla squadra mobile di Ragusa, ha portato a una sentenza significativa del tribunale collegiale di Ragusa, che ha condannato in primo grado diversi imputati coinvolti in una rete di sfruttamento e violenza.
La sentenza ha stabilito pene detentive importanti: un pensionato italiano è stato condannato a 7 anni e quattro mesi, mentre due cittadini di origine marocchina hanno ricevuto rispettivamente 5 anni e sei mesi e 5 anni e quattro mesi di reclusione.
Oltre alle pene detentive, tutti gli imputati dovranno sostenere il pagamento delle spese processuali e di mantenimento in carcere. Un altro aspetto della sentenza riguarda la lunga serie di interdizioni comminate: tra queste, il divieto perpetuo di ricoprire incarichi in scuole di ogni ordine e grado, di esercitare qualunque ufficio o servizio in istituzioni o strutture frequentate prevalentemente da minori, sia pubbliche che private. Al termine della pena, per ulteriori 18 mesi, avranno il divieto di avvicinarsi a luoghi frequentati da minori e di svolgere lavori che comportino contatto abituale con essi, con l’obbligo di comunicare alla polizia la propria residenza e ogni eventuale spostamento.
Il racconto degli inquirenti e le indagini hanno portato alla luce una realtà agghiacciante: la giovane vittima viveva in un contesto di profondo degrado familiare, sottoposta a rapporti sessuali con uomini adulti, spesso conosciuti nelle campagne di Acate, dove lavorava nonostante la giovane età. Gli incontri avvenivano anche nelle serre e in alcuni locali della zona.
La madre della bambina, una donna romena già condannata per sfruttamento della prostituzione, era stata già arrestata. Tra gli arrestati figuravano anche colui che la piccola definiva il “fidanzato” della mamma, un marocchino di trent’anni, un suo amico della stessa nazionalità e due italiani, di 61 e 89 anni, quest’ultimo oggi deceduto.
L’operazione “Greenhouse” è nata da controlli finalizzati al contrasto del caporalato nelle campagne ragusane. Durante questi controlli, gli agenti della squadra mobile hanno notato che la bambina mostrava comportamenti non adeguati alla sua età, il che ha portato ad approfondire la sua situazione familiare. Le indagini hanno rivelato un quadro drammatico: la minore era solita avere rapporti sessuali con braccianti agricoli nordafricani, romeni e italiani. Le intercettazioni tra la bambina e la madre hanno confermato la gravità dei fatti, mostrando come la giovane fosse costretta a rapporti sessuali con uomini di ogni età.










