Il legame tra forma e informazione, dalla ricerca filosofica di Aristotele all’overload informativo. Questo compiuto dal professore Enrico Bucci, biologo molecolare della Philadelphia University, durante l’incontro (nella foto) con gli studenti del Liceo Classico Umberto I di Ragusa.
Bucci ha parlato di “informazione fatta di geni, idee e bit”. Ovvero una informazione che è passata dal meccanismo di trasmissione attraverso il supporto chimico del dna all’utilizzo del linguaggio, fino ad arrivare ad internet, ai telefonini, alla comunicazione di massa ed alla necessità di filtrare la moltitudine di dati. “Come? Studiando i classici”.
Ad introdurre l’intervento la dirigente scolastica Nunziata Barone ed il direttore generale del Libero Consorzio Comunale di Ragusa, Nitto Rosso.
L’iniziativa ha concluso la due giorni del professor Bucci, arrivato in provincia di Ragusa per presenziare alla riunione organizzativa promossa dal Lcc ibleo, propedeutica all’avvio del progetto di ricerca sul gas radon e sulla possibile influenza che lo stesso può avere per varie patologie.
Una ricerca scientifica che coinvolgerà anche Asp di Ragusa, Arpa e Ingv in un protocollo di ricerca innovativo. Dalla Provincia di Ragusa ancora una volta, infatti, parte un progetto pilota che anticipa il Piano Radon emanato a livello nazionale. Coordinato da Enrico Bucci, questo progetto ha l’obiettivo, attraverso la raccolta e lo studio dei dati, di determinare l’eventuale correlazione tra l’emissione del gas Radon e la ricaduta sulla salute umana.
“La provincia di Ragusa, anche prima che fosse definitivamente approvato il Piano Radon a livello nazionale – spiega Enrico Bucci – ha deciso di coinvolgere diversi attori istituzionali, con competenze molto diverse tra loro, per mettere insieme dati che riguardano la geologia e la vulcanologia e dati di tipo epidemiologico e sanitario. Come detto, l’obiettivo è preparare uno studio che porti da una parte a individuare eventuali rischi reali, e circoscriverli, e dall’altra parte a valutare i migliori interventi di contenimento di eventuali conseguenze sanitarie dell’esposizione a questo gas. Uno studio pilota di grande interesse perché il Piano nazionale approvato a febbraio di quest’anno prevede proprio lo sviluppo urgente di una metodologia di monitoraggio sia del rischio radon in sé che degli eventuali effetti sanitari sulla popolazione”.
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