E’ finito con una condanna a 4 anni e 4 mesi di reclusione e un’assoluzione il processo per rapine, lesioni gravi e violenza privata ai danni di gay. La prima rapina è stata compiuta nel giugno del 2018 nell’area industriale di Vittoria, chiamata zona, da cui ha preso il nome dell’operazione della polizia di Stato.
Secondo l’accusa gli imputati, insieme ad altri due già giudicati con l’abbreviato, attiravano le loro vittime fingendo di essere gay, organizzavano un appuntamento, per poi picchiarle in luoghi appartati e inveire con insulti omofobi. Il giovane assolto dal Tribunale collegiale di Ragusa è un vittoriese di 25 anni, difeso dall’avvocato Santino Garufi, rinviato a giudizio visto che non ha scelto riti alternativi come hanno fatto altri due vittoriesi arrestati insieme a lui.
La condanna è scattata per un ventiquattrenne di Caltagirone difeso dall’avvocato Luca Fosco. Il Tribunale presieduto dal giudice Vincenzo Ignaccolo (a latere Elio Manenti e Maria Rabini) è andato oltre la richiesta dell’accusa. Il pm Gaetano Scollo aveva chiesto la condanna del calatino alla pena di 3 anni e 6 mesi. Nel corso dell’ultima udienza prima della discussione è stato sentito un ispettore della polizia di Stato che ha confermato le accuse rispondendo alle domande del pm. L’ufficiale di polizia giudiziaria ha detto che le indagini si sono avvalse di videoriprese e che la zona era ben illuminata e quindi i volti erano ben visibili mentre per quanto riguarda i rilievi delle impronte digitali ha detto che sono stati i colleghi della Scientifica ad occuparsene dopo che l’auto è stata portata in commissariato a Vittoria. Secondo l’accusa quando le vittime non avevano denaro contante venivano obbligate ad effettura prelievi al bancomat.