Processo con una doppia assoluzione. Il pm Ottavia Polipo aveva chiesta la condanna a 5 anni di reclusione per il rappresentante legale della cooperativa sociale onlus che gestiva la casa di riposo, un vittoriese di 55 anni, e l’assoluzione per il direttore della struttura, un quarantacinquenne di Vittoria. Questa la sentenza nel processo in Tribunale per omicidio colposo, a distanza di oltre nove anni dalla morte di un vittoriese di 67 anni, deceduto il 4 gennaio del 2016 all’ospedale “Cannizzaro” dove era stato ricoverato in seguito alle gravissime ustioni alle gambe subite il 21 dicembre dell’anno precedente, mentre si trovava ospite di una casa di riposo di contrada Bosco Piano.
Il giudice Andrea Reale depositerà le motivazioni entro 30 giorni. Al termine delle indagini svolte dalla polizia di Stato, il gip del Tribunale di Ragusa (nella foto) aveva rinviato a giudizio i due imputati. Già dopo i fatti il pm Pasquale Pacifico della Procura di Catania aveva inviato l’avviso di garanzia al rappresentante legale della cooperativa in quanto aveva disposto l’autopsia sull’uomo deceduto, affidando l’incarico al medico legale catanese Giuseppe Ragazzi. Per la difesa, l’avvocato Italo Alia difende entrambi gli imputati, era tutta da provare la connessione tra l’incendio e la morte dell’uomo. Il fascicolo successivamente è stato trasferito alla Procura di Ragusa. Subito dopo il rogo, il figlio dell’uomo deceduto in commissariato a Vittoria per esporre i fatti insieme all’avvocato Giovanni Mangione. Il reato ipotizzato in sede di denuncia era quello di lesioni aggravate colpose, poi, diventato omicidio colposo con la morte del sessantasettenne, avvenuta dopo due settimane di ricovero ospedaliero. L’avvocato Mangione si è costituito davanti al giudice unico del Tribunale parte civile anche in rappresentanza della moglie del deceduto. Parti civili anche i fratelli del pensionato morto, rappresentati dall’avvocato Edoardo Cappello.
Tra i testi citati dal pm, i medici legali Giuseppe Ragazzi e Francesco Indorato e l’ingegnere Vincenzo Agosta a cui il magistrato inquirente ha affidato durante le indagini una consulenza tecnica, oltre agli ufficiali di polizia giudiziaria del commissariato di polizia di Vittoria e le persone informate sui fatti, ovvero il personale in servizio nella casa di riposo.