La Camera di Commercio di Catania – Ragusa – Siracusa aveva preso di mira la So.svi di Ragusa. La società, nata per lo sviluppo del Patto territoriale di Ragusa, è stata per diversi anni depredata da progettisti che candidavano la società a partecipare a linee di intervento dello Stato e della Regione, ma che di fatto fruttavano solo onorari e compensi per i progettisti stessi.
Uno di essi ha riscosso crediti per oltre centomila euro, ed altro ancora vanta. La circostanza aveva offeso la sensibilità dei soci tutti che in parte avevano stigmatizzato questa situazione, evitando di pagare le quote annuali, ed in parte appalesavano la volontà di uscire dalla Sosvi e di lasciare le quote sociali. Nella mera impossibilità di procedere a questo risultato, la Camera di Commercio aveva incardinato un giudizio tendente a far valere lo scioglimento giudiziario. L’allora direttore generale del Libero consorzio comunale di Ragusa, avv. Nitto Rosso, si era fermamente opposto a questo progetto, sostenendo che “non potevamo essere spogliati delle nostre infrastrutture” e che semmai la strategia doveva essere quella di integrare il Consiglio di amministrazione e di procedere con una drastica azione di riforma e di sviluppo della società stessa per giungere all’incasso delle somme ancora dovute dall’Asi, che ha in cassa oltre un milione di euro, della Sosvi, destinate allo sviluppo, e non spese per essere intervenuto lo scioglimento dell’Ente, e da parte del Mise, che deve ancora un cospicuo saldo per il Patto territoriale di Ragusa.
All’uopo veniva nominato amministratore Antonio Aggius Vella, imprenditore, che a titolo assolutamente gratuito e nello spirito di partecipazione del cittadino al buon andamento della pubblica amministrazione aveva accettato. E’ di oggi la sentenza del Tribunale di Catania che rigetta la domanda della Camera di Commercio, condannata anche al pagamento delle spese legali, dando ragione al processo di sviluppo e di riforma della Sosvi fortemente condiviso da Rosso, che tuttavia non ha voluto commentare la sentenza, auspicando, a ogni modo, l’intervento della politica per completare il processo riorganizzativo.