Tra i nodi più importanti, a livello pastorale, è stato sciolto, in queste ore, anche quello di Giarratana. Tra i 23 movimenti decisi dal vescovo della diocesi, mons. Giuseppe La Placa, anche quello che riguarda la comunità della Perla degli iblei dove, dopo le dimissioni dell’allora parroco, Francesco Mallemi, è stato incaricato il sacerdote Salvatore Puglisi di curare la Chiesa locale. Dal 1° settembre, invece, sarà la volta di padre Franco Ottone (per lui un ritorno a Giarratana, dove aveva svolto il ruolo di vicario parrocchiale tempo addietro) e di padre Johns Avuppadan, che saranno rispettivamente parroco e vicario parrocchiale. Entrambi si occuperanno anche della comunità di San Giacomo Bellocozzo.
“Carissimi amici di Giarratana e di San Giacomo – scrive padre Franco con padre Johns in una lettera aperta rivolta ad entrambe le comunità – con il cuore colmo di emozione vi scrivo queste righe che precedono il nostro incontro. Quando il vescovo mi ha chiamato prospettandomi la possibilità di venire tra voi, non vi nascondo che nel mio cuore si sono intrecciati sentimenti diversi. Non certo per voi, che già in parte conosco e che stimo profondamente, ma perché lasciare una comunità che si è amata e da cui si è stati amati non è mai facile”.
“Il sacerdote – ancora padre Franco – non è un impiegato che cambia ufficio. È un uomo che si affeziona, che ride e piange con la sua gente, che intreccia la sua vita con quella del popolo che gli viene affidato. Monterosso, Comiso, Ragusa… in ognuno di questi luoghi ho lasciato un pezzo di cuore. Ma proprio per questo, ho imparato che Dio è fedele: ogni volta che ho lasciato qualcosa, Lui mi ha donato qualcosa di nuovo, di meraviglioso. E allora, con questa fiducia nel cuore, vi dico sì: verrò a Giarratana e a San Giacomo con un cuore aperto, pronto ad amare, ad ascoltare, a servire. Non vengo con la pretesa di risolvere i problemi, ma con il desiderio di camminare insieme a voi, mano nella mano, dietro a Gesù, il vero Pastore delle nostre anime”.
“So che la vostra comunità – il riferimento specifico è a Giarratana – ha vissuto anche momenti non facili – prosegue don Franco – Ma so anche che Giarratana è un popolo bello, forte, generoso. Un popolo che non merita di essere deturpato nei suoi valori, ma amato e custodito. Ed è questo che farò: difenderò con tutto me stesso la bellezza di questa comunità, lavorerò con voi e per voi, e vi custodirò nella preghiera. So che Giarratana ha una grande potenzialità giovanile. E se c’è una categoria di persone che desidero incontrare, ascoltare, amare, è proprio quella dei giovani. Con loro, ne sono certo, faremo grandi cose, semineremo bellezza, verità e bene. Non per noi, ma per il volto luminoso di questa nostra città. Non vengo da solo. Con me ci sarà un sacerdote speciale, padre Johns, fratello e amico, che da anni cammina con me nel ministero. Con la sua dolcezza e la sua sapienza sarà per voi un dono grande, come lo è stato per me”.
“Accoglieteci – ancora padre Franco – Non aspettate il giorno dell’ingresso ufficiale: accoglieteci fin da ora nel vostro cuore. Io lo sto già facendo con voi. Già vi porto nella preghiera. Già sento che siete parte della mia vita. E prometto che pregherò, gioirò, piangerò e camminerò con voi fino a quando Dio vorrà. Un saluto speciale lo rivolgo al sindaco, alle autorità civili e militari di Giarratana. Desidero al più presto incontrarvi di persona, stringervi la mano e dirvi con il cuore: non siamo al servizio di cose diverse, ma serviamo tutti lo stesso popolo. E io, con voi, desidero lavorare e collaborare per il bene di questa città, perché ogni istituzione, nella propria vocazione, possa essere strumento di luce, di speranza, di vita”.
“Ringrazio il vescovo mons. Giuseppe La Placa per la fiducia, per le parole che mi ha detto, per il cuore di Padre con cui ha pensato a me per questa nuova tappa del mio cammino. Il mio “sì” non è stato un atto di obbedienza cieca, ma di obbedienza gioiosa, piena di lacrime e di speranza. Perché Dio, lo so, è capace di trasformare ogni lacrima in danza. Vi abbraccio tutti con affetto sincero, in attesa di guardarvi negli occhi e dire: Siamo famiglia, camminiamo insieme”.