“Sabato 19 luglio ore 21: al pronto soccorso dell’ospedale Giovanni Paolo II ancora una volta una scena a dir poco vergognosa”. La denuncia arriva dal comitato civico Art. 32.
“Persone in attesa da oltre 10 ore – prosegue la nota – sistemati alla meno peggio per carenza di un numero sufficiente di barelle. Anziani senza la opportuna assistenza lasciati in una sedia fin dal mattino senza la minima informazione sul codice di priorità assegnato. Un solo medico costretto a seguire contemporaneamente diversi utenti. Personale infermieristico chiamato a destra e a manca che coadiuva il medico e nel frattempo, oltre che accudire i pazienti, deve anche fronteggiare l’esasperazione delle persone in attesa e se necessario svolgere mansioni di barelliere. Ancora una volta un inferno con i nervi a fior di pelle del personale come pure gli utenti”.
“Alcuni cittadini – dice il presidente del comitato, Rosario Gugliotta – ci hanno inviato delle foto che confermano gli effetti di una scelta scellerata: lasciare un solo medico per assistere decine di persone in una situazione, peraltro annunciata, di emergenza climatica che colpisce soprattutto fragili e anziani. Lo scaricabarile verso il pronto soccorso è diventata ormai una costante anche per trattare casi non eccessivamente complessi. E’ evidente che le misure di emergenza non possono limitarsi a chiedere il prolungamento dei turni di lavoro al personale sanitario. Occorrono misure organizzative nuove, che più volte abbiamo indicato, sulla base delle indicazioni delle istituzioni scientifiche sulla medicina di emergenza-urgenza. E come risulta da uno specifico studio della Bocconi”.
“Vanno adottati – è chiarito ancora – i Protocolli di Presa in Carico Anticipata. Nei casi meno complessi , il personale infermieristico (senior oppure appositamente formato) deve essere autorizzato, ancor prima della visita del medico di pronto soccorso, ad accompagnare direttamente i pazienti nei reparti di competenza per essere assistiti dai medici di reparto. Queste scelte organizzative hanno dimostrato una sensibile riduzione dei tempi di attesa e alleggerimento delle tensioni tra utenti e il personale sanitario impegnato a gestire urgenze ed emergenze.cCertamente si tratta di soluzioni tampone ma è il risultato che stiamo pagando sull’altare di una sanità trasformata da servizio sociale ad azienda animata da logiche commerciali”.