“Dietro l’azione fulminea, potrebbe esserci l’ombra della mafia albanese, che — secondo fonti riservate — avrebbe assunto il controllo del territorio dopo un summit segreto nelle campagne di Zafaglione e Berdia, a pochi chilometri dal centro cittadino”. Lo dice il giornalista antimafia Peppe Bascietto in un suo intervento sui social.
“Il sequestro – afferma – è stato eseguito con metodo militare: due Panda, volti coperti, una frase glaciale — «Non vi preoccupate, vogliamo solo lui» — e poi il silenzio.
La città è sotto shock. Gli inquirenti non escludono la matrice mafiosa.
«Non vi preoccupate, vogliamo solo lui» Un ragazzo portato via sotto gli occhi di tutti. Due Panda, armi in pugno e una frase che gela il sangue. Ma il vero sequestro è quello della città.
“Via Marangio – ancora Bascietto – è una strada di periferia che i giovani conoscono come le proprie tasche. È il punto dove ci si incontra la sera, tra sigarette passate di mano in mano, bottiglie di birra e parole che si disperdono nell’aria. È qui che, all’improvviso, la normalità si è spezzata.
Due Fiat Panda — una bianca e una nera — si avvicinano lentamente a un gruppo di ragazzi. Dalla nera scendono due uomini con il volto coperto. Sono armati. Nessun gesto inutile, nessuna esitazione. Si avvicinano con decisione e si rivolgono alla vittima chiamandolo per cognome, segno che sanno perfettamente chi stanno cercando. Gli tolgono il cellulare, lo gettano a terra come un oggetto inutile, e lo costringono a salire in auto. Un ragazzo urla qualcosa, poi tace. Una lattina di birra cade e rotola sull’asfalto. Nessuno la raccoglie.
Prima di fuggire, i due uomini pronunciano la frase che ha gelato i presenti:
— «Non vi preoccupate, vogliamo solo lui.» Non una rapina. Non un’aggressione improvvisata. Ma un rapimento chirurgico, compiuto davanti a decine di testimoni, con la calma di chi sa di poter agire senza che nessuno lo fermi”.
“La sequenza è chiara – ancora Bascitto – pianificazione, rapidità, uso di veicoli comuni e facilmente sostituibili, esecuzione in piena zona urbana. Tutto lascia intuire un livello di professionalità che va oltre la microcriminalità locale. Non c’è improvvisazione. C’è metodo. E i metodi contano.
Ricordano le tecniche di organizzazioni criminali abituate a muoversi tra più paesi, a studiare e importare modelli operativi. Lo dicono esperti e investigatori: è un copione che ha le sue radici nei manuali delle mafie balcaniche e, prima ancora, nei cartelli sudamericani con cui quelle mafie hanno stretto alleanze nel traffico internazionale di droga”.
“A Vittoria – spiega Bascietto – la parola “sequestro” non è nuova. Negli anni Settanta e Ottanta, il rapimento del notaio Garrasi lasciò un segno indelebile nella memoria collettiva. Ma quello era un altro tempo: c’erano gerarchie, volti riconoscibili, regole (criminali, ma pur sempre regole). Oggi il contesto è diverso. Chi esegue un rapimento in pieno giorno, davanti a testimoni e in un’area frequentata, dimostra di avere il controllo reale del territorio. E sa che nessuno lo fermerà”-
“Qualche settimana fa, lontano dai riflettori, due contrade isolate — Zafaglione e Berdia — hanno ospitato un incontro cruciale. Lì, secondo fonti riservate, si sono riuniti i vertici dei clan albanesi e i rappresentanti delle principali famiglie mafiose locali”.









