“La provincia di Ragusa in questi giorni risulta al centro della cronaca locale e nazionale per delle importanti operazioni delle forze dell’ordine che hanno avuto come risultato diversi arresti. Il primo è stato realizzato a Comiso ai danni di un pericoloso latitante, il boss Gianfranco Stracquadaini (nella foto), ricercato da un anno e mezzo e ritenuto al centro di importanti affari criminali legati al traffico di droga, insieme ad alcuni boss albanesi. Altri 13 arresti, dei quali 5 di giovani tra i 21 e i 25 anni, sono stati realizzati tra Ispica, Pozzallo e Rosolini all’interno di una maxi operazione antidroga, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa. Quello intercettato è un vasto traffico di stupefacenti attivo nel territorio della Sicilia sud-orientale. Tutto ciò a conferma non solo di come nel nostro territorio oggi le mafie siano tornate prepotentemente ad arricchirsi attraverso la gestione del mercato della droga e delle armi, ma anche di come nella geografia mafiosa risulti centrale il versante che si estende a Sud della provincia iblea”.
Il coordinamento provinciale di Libera Ragusa se da una parte si congratula con la Dda e con le forze dell’ordine per le importanti operazioni portate a termine con successo, dall’altra esprime grande preoccupazione rispetto a quella che ormai possiamo definire una presenza alquanto operosa delle mafie nel territorio a sud della provincia ragusana, che da tempo trova conferma in parecchi segnali più che evidenti.
“Ci uniamo alla voce di chi – prosegue Libera Ragusa – in questi giorni ha denunciato la necessità di strutture di controllo, di intelligence, capaci di individuare le economie malate che penalizzano e contaminano l’intera economia locale. A questo però, alla luce della giovanissima età di buona parte degli arrestati nella retata di Ispica, va aggiunto un forte richiamo affinché con i giovani, si riparta dai percorsi educativi. Come afferma un punto centrale della campagna “Fame di verità e giustizia”, promossa da Libera, «il contrasto alle mafie e alla corruzione non può prescindere da un’azione educativa profonda e sistemica, soprattutto nei contesti di maggiore marginalità sociale ed economica, dove il rischio di reclutamento e condizionamento da parte della criminalità organizzata è più elevato». L’azione repressiva, in parte necessaria, da sola non basta, perché rispetto al problema non agisce in profondità, ma solo superficialmente. «L’educazione alla legalità, alla cittadinanza attiva e alla giustizia sociale diventa uno strumento cruciale per spezzare la spirale dell’illegalità e promuovere una cultura dell’impegno civico e della responsabilità collettiva».