Gianni Agosta (nella foto sopra), il 43enne arrestato con l’accusa di essere l’assassino di Peppe Ottaviano, ha anche un procedimento in corso per atti persecutori. A denunciarlo, nel mese di aprile 2024, è stata la sua ex moglie dopo averlo segnalato più volte tanto che, il 15 marzo di quell’anno il Questore di Ragusa aveva emesso nei suoi confronti un provvedimento di ammonimento. Questo procedimento è nella fase iniziale, ma adesso Agosta ha altre e pesantissime gatte da pelare. Il 43enne è in carcere con l’accusa di omicidio. Non si sa ancora se lo sciclitano abbia o meno confessato il delitto, domanda alla quale il procuratore della Repubblica, nel corso della conferenza stampa di mercoledì scorso, ha preferito non rispondere, come riferisce oggi il quotidiano “La Sicilia” in edicola.
Dell’uomo, che avrebbe ucciso per gelosia, stando a quanto riportato nella nota ufficiale dei carabinieri, non ci sono tracce ematiche all’interno dell’abitazione di via Manenti, ma ad inchiodarlo sarebbe stata una telecamera di un esercizio pubblico. Con l’aiuto di un o una complice Agosta, il giorno precedente l’omicidio, avrebbe perlustrato la zona alla ricerca delle telecamere da eludere, ma quella gli sarebbe sfuggita. Il resto, nelle indagini, lo hanno fatto i tabulati telefonici, le intercettazioni e un acceso chiarimento avvenuto tra il presunto assassino e Peppe Ottaviano al quale il 43enne ha intimato di non chiamare più l’ ex che intanto si era fidanzata proprio con Agosta.
Gianni Agosta era a conoscenza di fatti che solo chi aveva bene contezza della vita di Peppe Ottaviano poteva sapere: il fatto che la mamma in quei giorni non si trovasse in casa e che il portone di ingresso si apriva con uno spintone. L’intervento di un complice è stato citato dai carabinieri, ma al momento, ufficialmente, non ci sono altri indagati. Le indagini, però, sono ancora in corso. Quando è stato picchiato, con un corpo contundente liscio non meglio identificato, Peppe era in minorata difesa, debilitato dall’uso di droga, alcol e dai farmaci che assumeva per via del suo disturbo bipolare. Il 40enne è stato lasciato agonizzante e in un momento di apparente ripresa ha provato a spostarsi al piano superiore dove poi è stato trovato cadavere il 12 maggio. La morte è avvenuta tra la sera e la notte del giorno precedente. Aveva diverse ferite lacero-contuse presenti sul suo corpo, la rottura di alcune costole e un gravissimo trauma cranico.
Chiarito anche il giallo della sua auto lasciata insolitamente in mezzo alla via tanto da ostruirne il passaggio. Da quanto appurato dagli inquirenti, infatti, la vettura aveva avuto un guasto alla batteria e per questo Peppe l’aveva lasciata lì.









