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Ragusa, presentato in cattedrale il restauro dell’Arca santa

Illustrate le numerose novità emerse durante il certosino lavoro di recupero che è stato effettuato

by Redazione
10 Novembre 2025
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Ragusa, presentato in cattedrale il restauro dell’Arca santa
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Sabato sera la Cattedrale di Ragusa ha vissuto uno di quei momenti che lasciano il segno nella memoria collettiva di una comunità: la presentazione ufficiale dei lavori di restauro dell’Arca santa di San Giovanni Battista. Un evento che ha visto convergere storia, arte e fede in un unico sentiero, riportando alla luce non solo un capolavoro dell’argenteria siciliana, ma anche il cuore pulsante di una devozione secolare. L’Arca, finalmente restituita al suo antico splendore, torna a essere simbolo identitario e scrigno prezioso delle reliquie del Santo patrono, testimone silenzioso della spiritualità e della cultura che hanno attraversato i secoli in queste pietre sacre.

La cerimonia, densa di emozioni e significati, ha rappresentato molto più di una semplice inaugurazione: è stata un invito a riscoprire il legame indissolubile tra passato e presente, tra memoria e speranza, tra radici profonde e slancio verso il futuro. Il vescovo di Ragusa, mons. Giuseppe La Placa, nel suo intervento, ha sottolineato con parole toccanti come “quando questa bellezza diventa patrimonio universale è responsabilità di tutti”, ringraziando le istituzioni (Comune, Ars), la Baps, la Conferenza episcopale con l’8×1000, la parrocchia e i singoli cittadini che hanno reso possibile questo “atto d’amore nei confronti della città, della storia e delle future generazioni”. Un’unità d’intenti che rafforza il senso di appartenenza e la consapevolezza di custodire un bene dalla valenza universale.

Alla serata hanno preso parte autorevoli personalità, a partire dal sindaco Peppe Cassì, che ha ribadito il valore identitario dell’Arca santa per Ragusa. Il soprintendente Antonino De Marco ha ricordato come questo manufatto rappresenti una delle opere più straordinarie del patrimonio artistico della provincia, mentre Giovanni Gurrieri, assessore ai Centri storici, ha approfondito il tema della tutela del patrimonio mobile e immobile, richiamando l’importanza della legge 61/81. Sono intervenuti anche Gaetano Cartia, componente del Cda Baps, padre Giuseppe Antoci, direttore dell’Ufficio beni culturali della diocesi, Giuseppe Mercurio, restauratore di manufatti metallici, e il maestro argentiere Benedetto Gelardi. A fare gli onori di casa il parroco, il canonico sacerdote Giuseppe Burrafato.

Padre Giuseppe Antoci ha offerto un’appassionata ricostruzione storica e artistica dell’Arca, sottolineando come la scultura sia “l’opera più importante dell’argenteria siciliana del Seicento e anche della scultura barocca”. Ha ricordato le raccolte effettuate fra la gente per finanziarne la realizzazione, la presenza di un vero e proprio reliquiario nella bocca aperta del Battista, nonché l’accostamento iconografico con Santa Maria Maddalena, figura che nel tempo ha subito trasformazioni e adattamenti secondo le esigenze devozionali e artistiche dell’epoca. Antoci ha anche illustrato le peculiarità tecniche e simboliche dell’opera, dagli elementi manieristi della cornice alla straordinaria espressività del volto del Battista, ai rari reliquiari inseriti nella cuspide dell’Arca, come quello del braccio di San Giovanni, donato alla chiesa nel 1664.

Particolarmente suggestivi i riferimenti ai diversi episodi della vita del Battista rappresentati sull’Arca, dalla nascita al martirio, fino al Battesimo di Cristo, quest’ultimo realizzato da un argentiere ragusano nella metà dell’Ottocento. Non è mancata una riflessione sul lungo e complesso iter dei lavori, iniziati nel 1730 e conclusi solo nel 1733, che hanno visto la partecipazione attiva della comunità, tanto che persino la strada per le processioni fu appositamente realizzata. L’Arca, progettata per contenere le reliquie e per essere protagonista delle processioni, ha attraversato anche successivi adattamenti, come la sostituzione delle cornici vetrate con pannelli in velluto per valorizzare i reliquiari più importanti.

Il maestro Benedetto Gelardi ha condiviso con il pubblico presente il valore umano e professionale dell’esperienza di restauro, parlando di una vera “opportunità di crescita”. Durante i lavori sono emerse scoperte significative, come la firma dello scultore ottocentesco celata nella scultura del Battesimo di San Giovanni e dettagli inediti relativi al busto della Maddalena, a testimonianza della ricchezza e della complessità dell’opera.

Non meno rilevante il contributo del dottor Giuseppe Mercurio, che ha illustrato le difficoltà affrontate nel restauro: dalle ammaccature e manomissioni dovute a interventi passati, spesso realizzati con strumenti e materiali inadeguati, alla presenza di sali e composti corrosivi prodotti dalle comuni pratiche di lucidatura. Mercurio ha spiegato come questi elementi, se non gestiti correttamente, possano mettere a rischio la struttura stessa dei manufatti, sottolineando la necessità di un approccio scientifico e rispettoso della materia.

La serata si è conclusa in un clima di profonda gratitudine e consapevolezza: l’Arca santa di San Giovanni Battista, tornata a risplendere grazie all’impegno di professionisti, enti e fedeli, si offre ancora una volta allo sguardo dei ragusani e dei visitatori come memoria viva di fede, arte e identità.

Redazione

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