Il 20 novembre si celebra la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Per la Fondazione San Giovanni Battista, negli anni sempre più attenta al tema in questione, questa data rappresenta un’ulteriore occasione per riflettere e proporre soluzioni capaci di arginare la povertà educativa, sociale e relazionale che riguarda, appunto, i giovani.
“Sono tanti – afferma Renato Meli, presidente della Fondazione – i sogni da proteggere, accarezzare e realizzare in tal senso. I dati ufficiali non sono incoraggianti. La Sicilia registra ancora un tasso di abbandono scolastico superiore al 15%. Una percentuale che è quasi il doppio rispetto a molte regioni del Centro – Nord e che non può essere ignorata da chi opera nel campo educativo. Va ricordato che l’abbandono scolastico non è una scelta individuale, ma il risultato di difficoltà economiche, sociale e familiari. Dobbiamo essere consapevoli che un ragazzo che lascia la scuola troverà più difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavo-ro. Rischierà, dunque, di restare disoccupato e, dunque, più esposto all’esclusione sociale”.
E’ questa una evidenza che non può lasciare indifferenti. “La dispersione scolastica – prosegue Meli – non rappresenta un fallimento personale, ma collettivo. Riguarda tutti noi come parte della società in cui viviamo. In un territorio dinamico come il nostro dobbiamo registrare un 3,4% di abbandono nella scuola media; del 17,1% di abbandono scolastico com-plessivo. Sono, inoltre il 27,9% gli studenti di terza media che manifestano gravi lacune disciplinari”.
Accanto all’abbandono esplicito dei percorsi di studio, i dati parlano anche di una dispersione implicita. Ovvero cresce la percentuale di studenti che si diplomano ma non raggiungono le competenze minime per affrontare un futuro lavorativo.
I dati Invalsi dicono che il 37% dei nostri studenti si colloca nei livelli 1 e 2, ovvero con competenze fragili o insufficienti, con forte rischio di dispersione implicita ed esplicita. Solo il 30% raggiunge il livello intermedio 3 con competenze accettabili ma non solide. Il 32,7%, infine, fa registrare una presenza significativa di competenze alte.
“Questi dati – conferma il presidente della Fondazione – mostrano un sistema educativo che sostiene bene una parte degli studenti, ma non riesce ancora a garantire equità di apprendimento per tutti. Ciò vuol dire che abbiamo la necessità di potenziare il supporto educativo e la comunità educante. È questo il senso del nostro progetto “A scuola di futuro”, finanzia-to dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. A scuola di futuro sostiene i ragazzi nel percorso scolastico, rafforza le competenze di base, crea reti territoriali educative, combatte la dispersione nelle aree più a rischio e accompagna i giovani nella scoperta della loro reale vocazione. Questo progetto punta anche alla formazione dei docenti riguardo tecniche e metodologie di didattica innovativa. Abbiamo previsto anche azioni di intervento rivolte alle famiglie per creare i presupposti di una genitorialità più consapevole. Siamo sicuri che l’Italia sarà davvero equa solo quando il futuro di un ragazzo non dipenderà dal suo codice postale o dalla sua condizione sociale”.











