Rischiano pene tra i 10 e i 20 anni di reclusione i due ragazzi maggiorenni, entrambi di 18 anni che sono stati arresti martedì a Milano dopo avere ridotto in fin di vita e, forse, invalido lo studente di 22 anni (nella foto) accoltellato tra via Rosales e viale Monte Grappa, in zona corso Como, la notte del 12 ottobre. I due giovani saranno interrogati venerdì dalla gip Chiara Valori. Uno dei due, che avrebbe fatto da “palo”, è accusato del concorso morale nel tentato omicidio pluriaggravato di cui sono accusati gli altri quattro, di cui tre minorenni.
Intanto ha parlato il padre del ragazzo accoltellato, intervistato dal programma “Dentro la notizia” su Canale 5. “Penso sia noto a tutti che, a Milano, ormai non si può più camminare”, ha detto: “Io stesso sono stato inseguito, l’altro mio figlio è stato derubato, quindi c’è una situazione allucinante. Sembriamo nel Bronx”.
“Vivo a Milano da 30 anni e non l’ho mai vista come negli ultimi tre”, ha detto ancora l’uomo: “Mio figlio è vivo per miracolo, è arrivato in ospedale con un litro di sangue. È vivo perché era a 500 metri, sennò sarebbe morto”.
Non sono mancate le reazioni politiche all’aggressione. Mercoledì, su ReStart (Rai 3), ne ha parlato anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. “È un fatto molto grave, emblematico”, ha detto il responsabile del Viminale: “Dei cinque aggressori, tre sono minorenni. Tutti i temi della sicurezza non devono essere risolti solo con i pur ineludibili aspetti securitari, la presenza delle forze di polizia, la prevenzione. C’è un grande tema a proposito della violenza minorile, che fa segnare qualche recrudescenza, anche come efferatezza degli episodi”. Piantedosi ha citato il decreto Caivano, per abbassare la soglia d’età degli interventi di prevenzione, “per intercettare prima questi fenomeni e proporre ai giovani, in un’età minorile, anche l’aspetto pedagogico della sanzione o della prevenzione”.










