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Centro storico a Ragusa, ecco che cosa non ha funzionato

Accurata indagine dell'associazione Happyesse sfata alcuni luoghi comuni e mette in rilievo i punti deboli

by Redazione
21 Novembre 2025
in In Evidenza
Centro storico a Ragusa, ecco che cosa non ha funzionato
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Partire dal basso per giungere alla formulazione di proposte di cambiamento concrete a sostegno della comunità residente. Con questo obiettivo l’Associazione Happyesse ha condotto un’indagine sociale, di tipo qualitativo, che ha visto protagonista il centro storico di Ragusa.
La ricerca nasce nell’ambito dello sviluppo di comunità e trova realizzazione nel bilancio partecipativo.

A condurre l’indagine un’equipe formata da Filippo Spadola, curatore del disegno di ricerca e del report, Letizia Zanini autrice degli strumenti di ricerca, conduttrice delle interviste e co curatrice del report, Paolo Pricone, rilevatore e addetto all’elaborazione dei risultati, Angela Salerno e Sara Menucci, rilevatrici, Marco Carnemolla, coordinatore.

I dati ottenuti, raccolti in un accurato report che è possibile visionare sulla pagina facebook dell’associazione Happyesse, sono stati snocciolati nel corso di un incontro pubblico svoltosi presso il centro Commerciale Culturale “Mimì Arezzo” a Ragusa.
L’indagine è stata condotta su un campione casuale di 281 soggetti, mediante la somministrazione di 260 questionari rivolti a residenti e fruitori del quartiere e 21 interviste semi – strutturate rivolte a testimoni privilegiati, quali commercianti, parroci, parrocchiani, personale di associazioni attive nel sociale etc.

Il questionario ha permesso di misurare la frequenza di percezioni e atteggiamenti, quantificando le tendenze ed ha previsto sezioni distinte sulle comunità immigrate per intercettare sia la percezione dei residenti locali sia l’esperienza degli immigrati stessi.

L’intervista che ha ripercorso le macro – aree del questionario adottando, però, domande aperte per lasciare all’intervistato la massima libertà di argomentazione e racconto, ha invece costituito la componente qualitativa essenziale. Lo scopo di questo strumento è stato quello di superare il dato meramente statistico per cogliere il contesto in profondità.
Entrambi gli strumenti sono stati formulati in modo da garantire l’anonimato.

I risultati mostrano uno scarto evidente tra la percezione collettiva del quartiere e i dati demografici reali. L’ipotesi secondo cui il centro storico, negli ultimi 10-15 anni, si sarebbe “svuotato” e “riempito di stranieri” non trova una conferma immediata nei numeri. La popolazione complessiva del quartiere è cresciuta (+16,6%) e la presenza straniera non è un fenomeno recente. Già nel 2009 gli stranieri rappresentavano il 20,7% dei residenti del centro; oggi sono il 22,6%. Ciò significa che la loro presenza non è improvvisa, ma strutturale. Va però aggiunto un elemento rilevante: nel periodo 2009–2024 gli stranieri aumentano del 27%, mentre gli italiani solo del 13,8%, con una conseguente crescita della loro incidenza relativa. La percezione di una “sostituzione” non nasce da un aumento assoluto, ma da un rapporto percentuale che cambia.

E’ dunque possibile che il cambiamento percepito si situi altrove. Una prima ipotesi riguarda la visibilità: gli stranieri non sono molto più numerosi, ma sono molto più presenti nello spazio e, parallelamente, i residenti italiani hanno progressivamente ridotto la propria presenza fisica nel quartiere.
Una seconda ipotesi riguarda il modo di abitare: i dati anagrafici dicono che la popolazione è aumentata, ma la realtà urbana mostra molte case chiuse, cartelli “vendesi/affittasi” e immobili abbandonati.
Infine, va considerato un terzo elemento: i dati anagrafici registrano solo i residenti regolari. È plausibile che nel quartiere vivano anche persone non ancora registrate, ospiti temporanei, stagionali, lavoratori irregolari, persone in subaffitto, ecc. Questa componente non compare nelle statistiche, ma contribuisce alla percezione di maggiore presenza straniera e di trasformazione sociale.

In questo quadro, la distanza tra realtà statistica e percezione sociale non va interpretata come un errore di valutazione, ma come possibile indicatore di un cambiamento che non è solo demografico, ma anche identitario.
“Si tratta di un lavoro ben fatto e ben strutturato – afferma il sindaco di Ragusa Peppe Cassì – che ci restituisce una situazione che probabilmente è difforme da quello che ci aspettiamo. Ad esempio il numero dei residenti in centro non diminuisce ma si mantiene costante mentre si registra un leggero aumento della presenza degli stranieri. Riscontri, questi, che sicuramente potremo utilizzare in occasione della stesura del piano particolareggiato del centro storico”.

“L’incontro – aggiunge l’assessore al Centro storico Giovanni Gurrieri – è stato molto importante perché la conoscenza dei dati è di fondamentale importanza per la definizione di interventi adeguati che rispondano alle esigenze dei cittadini. Si parla spesso di uno spopolamento del centro storico, ebbene l’amministrazione ha già deliberato, con atti pubblici, il nuovo regolamento per le incentivazioni del centro storico. A gennaio sarà aperto il bando che permetterà, finalmente, di utilizzare questo regolamento che prevede contribuiti per gli studenti universitari che decideranno di trasferirsi a Ragusa e l’erogazione di un premio di insediamento per gli under 40 che si vogliono trasferire nel centro storico”.

“Come amministrazione – aggiunge Gurrieri – ci stiamo muovendo nell’ottica della rigenerazione del patrimonio comunale a cominciare dall’ ex Convento Santa Maria del Gesù e con i contati con Poste Italiane per la cessione, al Comune, degli immobili in loro possesso. Abbiamo approvato il nuovo piano della mobilità e grazie ad un contributo interforze, da due mesi, ci sono controlli continui volti a garantire sicurezza”.
“Quanto emerso dall’indagine collima perfettamente con gli indirizzi intrapresi da questa amministrazione – conclude Gurrieri. L’indagine ci ha permesso un confronto diretto con i cittadini, indispensabile per la definizione di una pianificazione della comunità che è la cosa più importante che possa esserci”.

Ad illustrare ai presenti le risultanze dell’indagine, Filippo Spadola e Letizia Zanini.
“Abbiamo condotto questa indagine – afferma Filippo Spadola – allo scopo di verificare quale fosse il sentire, della comunità stessa, sul centro storico; non solo come luogo ma come comunità di persone. Ciò che abbiamo riscontrato è un sentire arrabbiato e scoraggiato, parlare del centro storico vuol dire toccare un nervo scoperto”.
“E questo – aggiunge Spadola – è bene saperlo. Perché valutare alla luce delle emozioni non è lo stesso di valutare alla luce della razionalità. Quando si agisce spinti dalla rabbia, purtroppo, non si fanno scelte equilibrate che sono invece quelle che ci vogliono per invertire la tendenza e riqualificare la comunità”.

“L’elemento particolarmente interessante – afferma Letizia Zanini – è che si tratta di un ‘analisi che parte dal basso e che permette di indagare le percezioni che, come abbiamo avuto modo di appurare, non sempre sono coincidenti con i dati realistici ma vengono ad essere lo stesso dati realistici univoci alla realtà. Se si vuole fornire un’informazione coerente e affidabile non si può prescindere, a mio avviso, dalla percezione di chi vive un determinato luogo”.

La moderazione e le conclusioni dell’incontro sono state affidate all’assessore alla sanità, bilancio e sviluppo di comunità, Giovanni Iacono che ha fornito una magistrale interpretazione dei dati ottenuti inquadrandoli in un contesto più ampio e che richiama scelte amministrative passate che, purtroppo, hanno profondamente segnato lo sviluppo del centro storico di Ragusa.
“La ricerca – afferma l’assessore Iacono – è stata condotta, dal mio punto di vista con criteri metodologici corretti. Chiaramente non è e non può essere limitata solo al quartiere centro. Bisogna fare in modo che altri quartieri possano essere analizzati”.

“Come tutti sanno che nel 1957 Ragusa – continua Iacono – è stata oggetto di una ricerca che rappresenta uno dei pochi studi di comunità realizzato. Vent’anni fa è stata curata una riedizione integrata con dei saggi realizzati da sociologi del tempo. Ci sono alcuni tratti in questa mini ricerca effettuata che denotano una costante in alcuni atteggiamenti e comportamenti dei ragusani che, oggi, in una fase di ulteriore forte trasformazione del centro storico trovano anche ulteriore continuità. Detto questo, l’indagine e il risultato che ne segue penso che siano significativi per l’amministrazione. Anche perché la percezione che emerge non è coerente con le aspettative delle tante politiche che sono state attuate negli anni”.
“Quello che si registra, infatti – continua Iacono – è un grado di forte insoddisfazione, di sfiducia, un senso, anche elevato, di propensione a lasciare il centro storico. E questo è un segnale per l’amministrazione che ne deve tenere conto, non deve essere ignorato e non sarà ignorato, penso”.

“Ci sono elementi che vanno già nella direzione presa – continua l’assessore – penso al piano particolareggiato, anche se alcuni interventi sono possibili adesso, a prescindere dal piano. Vorrei però ricordare che qualcosa è stato già fatto, come l’esenzione della tari legata all’insediamento di nuove realtà produttive. Ma è chiaro che il dato che emerge è la prevalenza di forte insoddisfazione, sfiducia, mancanza di senso di comunità, di senso di identità, spopolamento e tutta un’altra serie di elementi”.
“Il problema del centro storico principale – aggiunge Iacono – e questo emerge anche dalla ricerca, è un problema serio, relativo alle politiche dissennate effettuate, a livello urbanistico, nel passato. Si tratta di tutta una serie di politiche che hanno fatto sì che decine di migliaia di persone andassero via dal centro storico. Pensate che abbiamo oltre il 65% di patrimonio edilizio esistente che non è utilizzato, con svalutazione anche del patrimonio immobiliare. Il decentramento verso altre parti di centri commerciali, tra l’altro a macchia di leopardo, ha portato anche a un’ulteriore impoverimento dell’offerta commerciale, oltre tutte le altre considerazioni che negli ultimi anni, a livello commerciale, sono emerse in ogni parte, in maniera preponderante, come l’acquisto on line. Ma è chiaro che l’attrattiva al centro storico non esiste più. Quindi le politiche urbanistiche rappresentano la prima causa che ha portato allo stato attuale il centro storico e, questo, emerge anche dall’indagine condotta. Purtroppo si tratta di una situazione difficile da risolvere e che ha avuto un impatto pesante e grave, i cui effetti sono ancora dirompenti”.

“Si può intervenire in altro modi – conclude l’assessore – che, tra l’altro, sono stati indicati anche dalle persone intervistate. Io penso, ad esempio, alla presenza universitaria che si sta cercando di portare anche verso il centro storico superiore o altre iniziative in corso. Quindi, veramente, si tratta di una ricerca che da una serie di spunti importanti ed evidenzia quelli che non sono più indizi ma comportamenti, atteggiamenti e percezioni delle persone che sono estremamente importanti”.

Redazione

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