Il 10 novembre scorso – per l’accusa – ha chiuso in casa una 34enne tunisina in via Generale Scrofani a Ragusa
I carabinieri di Ibla e della Sezione Radiomobile della Compagnia di Ragusa lo hanno arrestato in flagranza di reato. Si tratta di un 29enne tunisino, incensurato e regolarmente presente nel territorio nazionale, accusato del reato di sequestro di persona e tentata violenza privata. Ieri il giudice monocratico del Tribunale di Ragusa Giovanni La Terra lo ha condannato ad un anno e quattro mesi di reclusione con la sospensione condizionale. Il pm Patrizia Pino aveva chiesto la condanna ad un anno e due mesi. A difendere di fiducia l’imputato è stato l’avvocato Francesca D’Izzia. L’uomo dovrà risarcire la parte civile assistita dall’avvocato Gaetano Veninata.
Da quanto emerso dal processo per direttissima da pochi giorni la vittima aveva trovato ospitalità dal più giovane connazionale, che, per l’accusa per un futile diverbio, l’ha rinchiusa nell’abitazione, mentre la corrente elettrica già mancava.
La ragazza, in preda ad una crisi di panico, è stata tenuta costantemente in contatto telefonico dalla centrale operativa dei carabinieri, che nel rassicurarla procedeva ad allertare i colleghi in servizio di pronto intervento. Giunti sul posto in soccorso della vittima, i militari hanno richiesto l’ausilio dei Vigili del Fuoco per forzare la porta d’ingresso dell’abitazione e successivamente hanno fatto irruzione riuscendo a liberare la 34enne che si presentava in forte stato di agitazione. La donna è stata accompagnata presso il pronto soccorso del Giovanni Paolo II, ove è stata soccorsa e tranquillizzata dai sanitari.
Considerata la grave privazione di libertà della donna, per il 29enne è scattato l’arresto in flagranza per il reato di sequestro di persona.
Esperite le formalità di rito, il giovane è stato associato al carcere del capoluogo ibleo, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. È rimasto in carcere due giorni. Il 12 novembre, a seguito dell’udienza di convalida è stato rimesso il libertà con la misura del divieto di avvicinamento alla parte offesa con applicazione di dispositivo elettronico (misura adesso cessata per via del beneficio della sospensione).











