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Adrian, la serie: la seconda puntata ancora meno convincente della prima

by Irene Savasta
23 Gennaio 2019
in Cultura
Adrian, la serie: la seconda puntata ancora meno convincente della prima
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La prima puntata della Graphic Novel Adrian non ci aveva entusiasmati per niente. Ci abbiamo riprovato la seconda volta, ieri sera, a seguire con attenzione questo “cartoon” e capire se è stato un malinteso o se le cose potessero magari migliorare. E dopo aver visto anche la seconda puntata, ci arrendiamo. In questo articolo ci limiteremo a recensire il prodotto che, teoricamente, avrebbe potuto dare un contributo importante al mondo dell’animazione italiana e non parleremo dello show andato in onda prima, “aspettando Adrian”. Questa scelta è dovuta al fatto che la graphic novel aveva creato davvero una grandissima aspettativa date le firme autorevoli che hanno partecipato al progetto. Proprio per questo, ci sentiamo doppiamente delusi. I disegni di Milo Manara sono l’unica cosa che ci sentiamo di salvare: da questo punto di vista, si può solamente apprezzare la mano del grande maestro. Ma la trama, l’animazione, la grafica e anche i dialoghi, sono veramente imbarazzanti. Chi ha visto la prima puntata, sa perfettamente che uno dei frame più criticati è stato quello della “casetta con l’albero” che ricordava tanto le tavolette di paint, con un albero fluorescente, una casetta infantile e senza prospettiva. Ora, la domanda spontanea è questa: un progetto che, si dice, sia costato quasi 20 milioni di euro, come può risultare tanto scialbo? E c’è addirittura chi ha parlato di trash. Della prima puntata abbiamo già parlato, quindi passiamo alla seconda, andata in onda ieri sera. La trama è di una banalità sconcertante e a volte priva di qualunque connessione logica. Si parte da dove era finita la puntata precedente: Orso e Carbone (questi i due nomi appropriatissimi degli agenti mandati dal “potere”), sono alla ricerca dell’orologiaio ma, ovviamente, non riescono a trovarlo. Adrian, successivamente, fa visita alle vecchine Anidride e Carbonica, e scopriamo che sa combattere facendo già subito presagire che questa volta lo vedremo all’azione. E infatti è così: ad una reunion organizzata dagli amici dell’orologiaio, Adrian interviene per salvare due ragazze da tre brutti ceffi che volevano violentarle: vestito con una maschera da volpe e ballando il tango, il tip-tap e il valzer, riesce ad assestare, in uno stile marziale unico nel suo genere, alcuni pugni e calci ai molestatori, mandandoli in ospedale e salvando le ragazze. Non prima di aver pronunciato una battuta sessista che ha scatenato l’ilarità degli utenti twitter di tutta Italia: “se aveste bevuto di meno non vi sareste ritrovate in questa situazione“. Tra l’altro, le ragazze non avevano approcciato nessuno e non erano per nulla ubriache, ma comunque la colpa è loro secondo Adrian. Adrian ha già due identità segrete: l’orologiaio e la volpe e tutti lo stanno cercando. La cosa davvero incredibile è che tutta Milano si sta ribellando al potere solo dopo aver sentito una canzone dell’orologiaio, ma in realtà non succede nulla di veramente rivoluzionario: c’è solo gente che parla di bellezza e libertà ma il potere non vuole nemmeno quello e approfitta di ogni occasione per prendere a pugni chiunque si permetta anche solo di pensare a questi concetti. Poi, ci spostiamo in una Milano segreta e sotterranea che ricorda tanto la corte dei miracoli di Victor Hugo e qui c’è Buba, un extracomunitario che ha avuto il permesso di soggiorno e che finalmente può andare in giro per la città senza paura. Poi seguono scene a casaccio e senza nessuna connessione logica e, soprattutto, senza apportare nulla di significativo alla trama: Adrian e Gilda che prendono il sole, Johnny Silver che viene intervistato da una specie di Fabio Fazio biondo, una mela marcia che scatena il panico in un supermercato e altre cose di questo genere. La puntata finisce con Buba che viene aggredito e con La volpe che lo salva, ma stavolta non fa nessun balletto: li picchia di santa ragione e basta. Tutto questo, naturalmente, non deve stupirci anche se Adrian durante la prima puntata si era fatto mettere faccia a terra dagli agenti del potere e non aveva minimamente reagito e, soprattutto, aveva dichiarato di essere contro ogni forma di violenza. Buchi di trama grandi quanto crateri. Rispetto alla puntata precedente ci sono meno nudi ma solo qualche battuta a doppio senso. E’ sparito anche il palazzo Mafia International a Napoli, ma ci siamo spostati a Ginevra dove una compagnia che produce orologi di lusso ha messo una taglia di un milione sulla testa dell’orologiaio scatenando, così, una caccia all’uomo. Tutto questo, naturalmente, solo perché volevano fare pubblicità alla loro azienda. Il punto è questo: la morale di questa graphic nove, al di la del risultato visivo che non ci convince per nulla, è veramente infantile: ci sono i cattivoni del potere che sono cattivi a prescindere, poi c’è la povera gente che Adrian dovrebbe difendere, che è sempre buona. Inoltre, il messaggio veramente non si riesce a comprendere: è un miscuglio di tante cose, dall’ambientalismo, ai migranti, alla violenza del mondo di oggi. In realtà, non c’è nulla di veramente profondo e toccante: è tutto buttato così, sul piatto, davanti agli occhi dello spettatore, come un grande minestrone ma senza ricerca o accuratezza nel delineare la psicologia dei personaggi. Un vero peccato.


Tags: adrianpuntatasecondaserie

Irene Savasta

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