Il fenomeno ecomuseo è legato ad una sempre maggiore consapevolezza delle COMUNITÀ, in
relazione alla tutela del proprio territorio inteso come la testimonianza della loro storia, per affermare
la propria identità a dispetto della cultura “globale”.
L’Italia, entra nel vivo del dibattito degli ecomusei solo alla fine del novecento e riconosce
ufficialmente la sua valenza nel 2007 quando i rappresentanti degli ecomusei italiani, riunitisi a
Catania, concordano una comune definizione di ecomuseo inteso come “una pratica partecipata di
valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale, elaborata e sviluppata dalla
comunità locale anche per il tramite di un soggetto organizzato nella prospettiva dello sviluppo
sostenibile.” (dalla Carta di Catania – 2007).
Da allora le Regioni italiane hanno provveduto ad istituzionalizzare gli ecomusei dotandoli di
normative ad hoc. Così anche la Regione Sicilia ha riconosciuto gli ecomusei con la L. R. n.16 del 2
Luglio 2014.
Tale normativa, definisce il concetto di ecomuseo come “una forma museale, mirante a conservare,
comunicare e rinnovare l’identità culturale di una comunità. Esso costituisce un patto con il quale
una comunità si impegna a prendersi cura di un territorio e si attua attraverso un progetto condiviso
e integrato di tutela, valorizzazione, manutenzione e produzione di cultura di un territorio
geograficamente, socialmente ed economicamente omogeneo, connotato da peculiarità storiche,
culturali, materiali ed immateriali, paesistiche ed ambientali” (Art.2).
Se volessimo partire dalla definizione del museologo Henri Riviére, “un ecomuseo è uno strumento
che un’autorità pubblica e una popolazione locale utilizzano insieme per riappropriarsi del proprio
territorio. Esso è da una parte specchio per riconoscersi su un determinato spazio ma anche
immagine per farsi conoscere dagli ospiti. È un modo di vivere e concepire i luoghi, dove soffermarsi
e dove camminare, in cui si ripercorrono i tempi e la storia fino ad arrivare ai giorni d’oggi”.
Pertanto, il punto di forza dell’ecomuseo è la sua capacità di riconoscere e valorizzare le risorse
storico-culturali ed ambientali dei luoghi, le loro tradizioni ed i saperi antichi, con un’attenzione al
territorio orientata alla salvaguardia dei beni e di promuovere le risorse mediante nuove forme
organizzative sul territorio, che contribuiscono a sviluppare coesione socio-culturale ed a rafforzare
le economie locali.
L’ecomuseo rappresenta, un progetto culturale innovativo, che mira ad esaltare una visione globale
e continua tra l’uomo ed il suo territorio di riferimento coinvolgendo la comunità ad interagire e
partecipare, trasformandola in presenza attiva nella gestione e nella pianificazione, quale diretta
responsabile del suo futuro.
Sulla scorta di queste considerazioni l’ecomuseo si può intendere come rafforzamento dell’identità
locale, in quanto mira a rendere più coesa e consapevole la comunità, aumentando la capacità
competitiva del territorio come potenziale produttore di ricchezza.
Va specificato che la dimensione promozionale/turistica non può rappresentare l’attività dominante
dell’ecomuseo, ma deve essere collocata in un rapporto equilibrato rispetto agli obiettivi prevalenti
quali la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale intangibile della comunità e del
territorio in cui l’ecomuseo è inserito.
Per questo motivo l’ecomuseo si fonda sul “patto di comunità” con il quale una comunità decide di
“prendersi cura di un territorio” e del suo sviluppo socio culturale, ambientale ed economico.
Un patto che non riguarda soltanto gli attori istituzionali, ma il Territorio inteso in tutte le dimensioni:
la popolazione, la storia, la cultura e le tradizioni, l’ambiente, l’economia, ecc. e coinvolge
ampiamente i cittadini in un processo corale, nella consapevolezza che soltanto una partecipazione
diffusa può garantire il successo dell’ecomuseo.