Il Tribunale del Riesame di Catania (presidente Giuliana Sammartino) ha confermato le ordinanze di custodia cautelare in carcere per i vittoriesi e gli sciclitani arrestati nell’ambito dell’operazione “Fenice”. Per i fratelli sciclitani Mauro e Roberto Gesso, rispettivamente di 44 e 51 anni, il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso è stato derubricato in quello meno grave di concorso esterno. A difenderli davanti al Riesame gli avvocati Giuseppe Di Stefano ed Alessandro Agnello. Per la Procura Antimafia di Catania a “riscontro dell’operatività del clan sarebbero emersi collegamenti con altri gruppi mafiosi delle zone limitrofe”. I legali avevano chiesto la revoca della misura cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Catania, Stefano Montoneri. Le 16 ordinanze di custodia cautelare sono state richieste dalla Dda di Catania, coordinata dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dai sostituti Gabriele Fragalà e Raffaella Vinciguerra. Il collegio difensivo: Matteo Anzalone, Nunzio Citrella e Giuseppe Passarello. I militari del comando provinciale dell’Arma di Ragusa hanno arrestato 12 persone mentre le Fiamme gialle etnee altri quattro indagati. Tra i destinatari del provvedimento Emanuele “Elio” Greco, ritenuto a capo dal gruppo, che, quando era detenuto, era guidato da Gaetano Valenti, nominato ‘”referente pro tempore” e inteso “Tano u’ barbiere”.
Gli altri dodici arrestati Giuseppe Amore, Francesco Bella, Orazio Mattia Bella, Gianluca Di Natale, Raffaele Giudice, Roberto Greco, , Nuccio Greco, Eugenio Gulizzi, Giuseppe Licata, Maurizio Piedigaci, Roberto Salerno, Filadelfo Zarbano.