Caro piccolino mio,
Ancora non ho sentito il tuo cuoricino ed hai già stravolto la mia vita:
sensazioni nuove, belle, che mi danno emozione, gioia e anche tanta paura.
Paura di non essere all’altezza per immergermi in questo viaggio verso di te…
Ancora non ho sentito il tuo cuoricino e già ti parlo,
ti racconto quello che sento e vedo con i miei occhi per farlo vedere e sentire anche a te,
ti tranquillizzo se qualcosa mi spaventa,
ti narro la vita che vivo ogni giorno.
Ancora non ho sentito il tuo cuoricino e già ti sento vivo dentro di me.
Mamma
La gravidanza rappresenta, in modo particolare per la donna, un’esperienza unica ed importante e come tale viene vissuta da ogni “futura mamma” in maniera diversa, Sono molti gli elementi da prendere in considerazione: l’età della donna, il suo rapporto con il partner, la relazione con le famiglie d’origine, il contesto che accoglierà il nascituro e la motivazione della coppia. Questi punti contribuiscono fortemente al sereno o problematico andamento della gestazione.
La gravidanza viene definita da molti autori come un evento critico e di confusione, in quanto la donna si trova a dover affrontare continui cambiamenti che coinvolgono la sua intera personalità, al fine di poter costruire un’immagine stabile ed equilibrata di sé come madre. La motivazione e il contesto in cui il nascituro sarà accolto sono due indicatori fondamentali: il ruolo della famiglia appare centrale, poiché questa rappresenta, soprattutto nei primi anni di vita, l’intero mondo affettivo e sociale del bambino. Nello stadio iniziale, è però il rapporto che si instaura tra madre e “bambino-feto” durante la gravidanza, che ci aiuta a comprendere come il concetto di relazionalità e di influenza reciproca sia già presente sin da subito: il piccolo è infatti influenzato dal battito del cuore della madre e alla nascita saprà riconoscerlo, e ciò è evidenziato dalla capacità che mostra, se avvicinato al petto della madre.
D’altro canto anche la madre sarà influenzata dal bambino che porta in grembo, in quanto già alla notizia di “diventare madre, si sviluppano in lei dei processi, non imputabili soltanto all’istinto materno che l’autore D. W. Winnicott ha colto e definito in un unico concetto che è quello di “preoccupazione materna primaria”. Con questa espressione, l’autore indica l’insieme di sensazioni ed emozioni provate dalla madre prima della nascita del proprio bambino. La donna comincia a rendersi conto dei mutamenti che avvengono sia all’interno che al di fuori di lei e in un certo senso si identifica con il bambino, si mette nei suoi panni: questo è un processo naturale e di fondamentale importanza, mediante il quale la futura madre potrà comprendere cosa il bambino sente e quali sono le cure di cui ha bisogno. Lo stato in cui si trova la madre durante la gestazione è unico e reale e permane anche nelle prime settimane dopo la nascita. Il modo in cui la madre vive questo momento inciderà parecchio sulla futura relazione che verrà ad instaurarsi con il proprio figlio.
Prendendo in esame i nove mesi, già a partire dal secondo trimestre, la donna inizia a crearsi una “fantasia”, un’immagine mentale del bambino: come sarà, di che colore avrà gli occhi, i capelli, a chi somiglierà…Ciò accade perché la madre inizia a percepire i movimenti fetali e i cambiamenti del corpo che si trasforma. Grazie a queste esperienze emozionanti, uniche e profonde, si instaura la prima relazione con il piccolo ed insieme a questa prende vita anche il forte senso di responsabilità nei confronti della creatura che cresce dentro di sé: esempi di questo rapporto sono il tentativo di “leggere” i movimenti del bambino come gioia, dolore, disagio…
Alcuni sudi effettuati con la collaborazione di donne in gravidanza dimostrano che anche il feto ha una percezione del mondo esterno. In particolare, le percezioni olfattive, gustative ed uditive costituiscono un legame fondamentale nella relazione feto-madre: si ritiene che alla nascita il latte materno possa ricordare nel gusto e nell’odore quello del liquido amniotico contribuendo a creare un legame di continuità e riconoscimento tra il neonato e la madre. La sensorialità ha un ruolo estremamente importante: la madre viene riconosciuta mediante l’odore del suo corpo, il gusto del suo latte, la sua voce. In un esperimento condotto da Spence e De Casper sulla percezione della voce umana, è stato rilevato che i neonati mostrano una chiara preferenza di ascolto nei confronti di una favola raccontata loro, molte volte, durante la vita intrauterina. Tutto ciò rappresenta una prova inconfutabile dell’esistenza di chiare capacità d’apprendimento e memorizzazione delle esperienze verbali da parte del feto.
Un altro autore che si è occupato dei processi psicologici relativi alla donna in gravidanza è Daniel Stern, il quale conia il termine di “costellazione materna”, indicando quella condizione di riorganizzazione della vita psichica della donna, di un profondo cambiamento delle rappresentazioni di sé come persona, moglie, figlia, madre. Secondo l’autore si assiste ad una profonda destrutturazione e riorganizzazione del senso di identità della donna. La neo-madre vede se stessa trasformarsi da figlia in madre del proprio bambino e ciò comporta un confrontarsi emotivamente con la propria madre.
Non ultimo, Giovanni Salonia (2013), rilegge la gravidanza ponendo l’accento su una visione triadica della relazione che include anche i vissuti corporeo-relazionali della figura paterna, il quale è presente nel campo relazionale sin dall’inizio, immaginando, vivendo e sentendo il bambino da una prospettiva diversa rispetto a quella materna, ma non per questo meno importante. Infatti, il suo vissuto si intreccia con quello della madre, determinando la qualità del legame affettivo e la capacità genitoriale del prendersi cura, influenzando la crescita affettiva e relazionale del figlio.
La “dolce attesa” non costituisce, quindi, un’esperienza solo femminile, in quanto anche il partner ha un ruolo di primo piano: la nascita di un figlio determina parecchi cambiamenti psicologici in ognuno dei due genitori, ed in particolare determina un’alterazione fisiologica dell’equilibrio della coppia, la quale si trova ad affrontare il passaggio delicato da una relazione duale a una relazione a tre, madre-padre-figlio.