Samuela Schilirò, cantautrice, compositrice e chitarrista, si è esibita ieri sera a Chiaramonte Gulfi. 31 anni, nata a Gorizia, milanese d’adozione ma con sangue siciliano nelle vene, ha esordito nel panorama musicale con un album dal titolo emblematico: “Non sono”. Mediterranea e internazionale allo stesso tempo, la musica e i testi di Samuela Schilirò sono sicuramente particolari: un mix fra blues e cantautorato italiano. Ieri sera, Samuela Schilirò si è esibita in una performance live in un noto bar di Chiaramonte che spesso organizza eventi musicali.
Samuela, è la prima volta che ti esibisci a Chiaramonte?
“E’ la prima volta in assoluto. Oggi ho avuto modo di fare un giro turistico e ho visitato il vostro paese e devo dire che mi è piaciuto tantissimo. E’ splendido, un gioiellino. Conoscevo già il ragusano, le vostre spiagge sono bellissime, ma il vostro paese non lo conoscevo. Mi ha sorpresa”.
Quali sono i modelli musicali a cui ti ispiri? Ascoltando le tue canzoni si sente una certa influenza del blues.
“E’ vero che ho subito influenze blues. Ma ascolto di tutto: in casa ho una discografia che va dagli anni ’20 ai giorni nostri. Questo è un piccolo segreto per evitare di essere uguale a qualcun altro, musicalmente parlando. Sicuramente, uno dei miei idoli è Robert Johnson e la voce finta nera di Janis Joplin: insomma, dal blues neri d’America fino al rock anni ’70. Ma questo non mi impedisce di ascoltare anche i cantautori. Diciamo che il mio genere è un po’ retrò ma con un piede nell’oggi”.
Cosa dobbiamo aspettarci per in futuro?
“Il mio prossimo disco avrà sicuramente un’apertura più melodica, più verso il genere dei cantautori italiani. Però non intendo abbandonare il rock. Al momento sto scrivendo e non siamo ancora entrati in fase di registrazione. Per quanto riguarda i miei concerti, dopo questo tour in Sicilia, partirò per il resto d’Italia e finirò le tappe il 23 marzo”.
Siciliana d’origine, milanese d’adozione: come ti rapporti con queste due identità?
“Io sono nata a Gorizia che è una terra di confine, praticamente il polo opposto della Sicilia. A volte, mi è capitato di sentirmi un po’ straniera. I miei genitori, invece, sono originari di Bronte. Insomma, io sono una commistione vivente. Adesso, mi sono trasferita da circa un anno a Catania. I primi tempi in cui stavo a Catania è stato strano perché ero abituata ai ritmi lombardi. Ma io amo la lentezza perché il siciliano prende la vita così com’è, alla leggera. Con il tempo, ho imparato ad apprezzare i lati positivi di entrambe le culture. Questo si nota nella mia musica: c’è sempre una parte molto mediterranea che associo al sud e una parte più internazionale che associo al nord. Di questa commistione di culture ne faccio tesoro”.
Parlaci del tuo album: Non sono.
“La critica lo ha definito un album pieno di sfaccettature e che non definisce esattamente chi sono, come se avessi voluto giocare a far vedere alcuni aspetti di me. Io sono d’accordo con questa definizione. Oggi, però, credo di essere pronta a svelare qualcosa in più della mia persona. Il prossimo album entrerà più in profondità”.