Brutte notizie per Niscemi (Caltanissetta). Il MUOS, il nuovo sistema di comunicazione satellitare globale del dipartimento della Difesa USA, sarà pienamente operativo già dal 2017. A dirlo è Rachel Ellehuus, direttore per le politiche europee del Pentagono: “Entro novembre di quest’anno saranno ultimati i test e l’intera struttura, ovvero tutto e quattro le basi, si metterà in moto nel 2017”. Non saranno contenti i No-MUOS, movimento nato nel 2010 per protesta contro il progetto americano, giudicato dannoso per l’ambiente e la salute, poiché le sue parabole sarebbero nocive e portatrici di tumori, leucemie, cataratte e riduzione della fertilità.
MUOS è l’acronimo di “Mobile User Objective System”, un moderno sistema di telecomunicazioni satellitari ideato dalla marina militare americana che, grazie a cinque satelliti in orbita e quattro stazioni di terra, permetterà agli Usa di controllare e coordinare tutte le unità navali, aeree e terrestri dislocate nel mondo, compresi i droni (aerei senza piloti). Oltre alle stazioni di Chesapeake in Virginia, Wahiawa alle Hawaii, e Geraldton, in Australia, la quarta stazione scelta per il progetto si trova in Italia, a Niscemi, in provincia di Caltanissetta. È qui che sono state costruite tre parabole satellitari dal diametro di 20 metri e due antenne alte 150. Il sistema di difesa americano è diventato dunque anche di nostro interesse. Specie perché nasce nell’area protetta della riserva naturale di Sughereta, dove vivono migliaia di persone che hanno paura di essere bombardate da onde elettromagnetiche.
La paura per la salute c’è. Il professor Massimo Zucchetti, esperto di “Protezione dalle Radiazioni” presso il Politecnico di Torino e ricercatore dell’Institute of Technology del Massachusetts, dichiarò nel 2011 che le tre parabole avrebbero aumentato i rischi per la popolazione in modo esponenziale. I suoi studi e e le sue perizie hanno sempre descritto il MUOS come nocivo per i motivi già elencati (tumori e leucemie in primis). Ma per Washington il problema non sussiste, anzi, studi americani sugli effetti delle emissioni elettromagnetiche smonterebbero ogni accusa del professor Zucchetti. John Oetting, studioso della Johns Hopkin University, ha studiato il MUOS per otto anni. Per Oetting, la potenza di trasmissione non supererebbe i 200 watts, “numeri ben al di sotto dei limiti legali”.
Anche il Pentagono ci ha tenuto a precisare, più volte, che l’intensità delle onde del MUOS sarebbe “mille volte inferiore a quelle assorbite da una persona che fa due telefonate col cellulare di cinque minuti ogni due ore”. Ma allora perché l’ammiraglio Christian Becker, responsabile del comando e controllo delle comunicazioni e dell’intelligence del Pentagono, dichiarò, tempo fa, di aver preferito che il MUOS sorgesse a Niscemi piuttosto che Sigonella, poiché le onde avrebbero interferito col traffico aereo degli altri aeroporti?
L’America, nonostante i rallentamenti per la costruzione (complici proprio i No-MUOS), non ha però la minima intenzione di rinunciare a questo programma, che Barack Obama descrive come di “fondamentale importanza nell’ambito dello sviluppo congiunto Italia-Usa”. Gli americani sono furbi e hanno puntato sulle difficoltà siciliane per far accettare il MUOS. Ecco allora che Washington ha parlato di “grandi opportunità” per la Sicilia, di grandi investimenti in termini economici. E l’Italia accetta senza controbattere. D’altronde la presenza USA sul nostro territorio non è cosa nuova. Sono oltre 113 le installazioni militari a stelle e strisce dislocate in tutto il Paese. Un’enorme eredità post-Seconda Guerra Mondiale che ha più volte riacceso il dibattito “sull’occupazione americana”. È giusto che gli Usa, ancora oggi, detengano una presenza così forte e ben radicata in Italia? Ma soprattutto, è giusto che ogni decisione di Washington venga accolta con tacito consenso dalle nostre istituzioni, come se il concetto di sovranità nazionale sia solo un’inutile definizione in un libro di Scienza Politica o di Diritto Internazionale?