Gli “Amici del teatro” di Chiaramonte Gulfi si sono esibiti ieri sera in piazza Duomo con il loro indimenticabile cavallo di battaglia: “U sapiti com’è”. Ed erano ormai quasi dieci anni che questa commedia dolce-amara non veniva rappresentata a Chiaramonte. Il pubblico ha gremito piazza Duomo e ha anche apprezzato le innovazioni apportate alla commedia, come ad esempio l’introduzione della colonna sonora e l’alleggerimento del secondo atto, trasformato in un vero e proprio momento musicale. Sono ben 45 gli anni di onorata attività che questo storico gruppo ha alle spalle. I loro spettacoli, com’è noto, sono stati portati anche all’estero: Australia, Sud America, Canada, Stati Uniti, Belgio, Svizzera. Per la prossima stagione artistica, è previsto un nuovo lavoro e verrà riproposta, per il terzo anno consecutivo, la rassegna invernale al Salone dell’Annunziata. Da qualche anno, inoltre, gli Amici del Teatro lavorano in sinergia con gli “Skiffariati”, compagnia teatrale costituita da giovani attori. Fra il pubblico, era presente ieri sera anche Giuseppe Rollo, avvocato originario di Ferla ma residente in America dal 1976 ed esponente italiano della comunità di Philadelphia. Rollo, spiega: “Nel 1992 abbiamo creato un’associazione regionale siciliana con lo scopo di fungere da ponte fra America e Sicilia. Con gli Amici del teatro abbiamo stabilito un rapporto di collaborazione e con i loro spettacoli ci hanno regalato molte emozioni”. “U sapiti com’è” è una commedia in tre atti scritta da Francesca Sabato Agnetta e fa parte di quel filone comico-popolare caro anche ad Angelo Musco e a Pirandello. Il protagonista indiscusso della pièce è Cola (interpretato da Mario Bentivegna), un diversamente abile, un animo semplice e candido, un Forrest Gump del popolo siciliano. Ma il suo ritardo mentale non è una menomazione, bensì una vera e propria caratteristica che lo fa diventare il protagonista indiscusso della commedia. Cola tira pietre e si arrabbia con chi lo chiama “babbu”, sente un legame solo con la madre (zzà Gati, interpretata da Ginetta Cusumano) e ama, piuttosto, definirsi “profeta”. E in effetti, Cola diventa la bocca della verità, il personaggio che smuove le acque torbide del matrimonio del fratello Gaetano (Vito Cultrera), innamorato di Vennira (Cristina Catania), ma sposato a Mara (Maria Concetta Catania). Riesce a dare spunto all’avvocato (Sebastiano D’angelo) per evitare di far scorrere “la carta bollata” nei confronti della zzà Pidda (Silvana Giudice). E, infine, Cola diventa una vittima sacrificale, ucciso per sbaglio dal fratello. Eppure riesce a morire con un sorriso sulle labbra, contento di ricongiungersi alla cara mamma. Un personaggio a metà strada fra il riso e il pianto (l’annuncio della morte della madre è forse il momento più toccante dell’intera commedia), perennemente in bilico fra saggezza popolare e stupidità. E’ interessante notare come gli unici due personaggi che provano un sincero affetto fra di loro (ovvero Cola e la madre), siano gli unici a morire. La zzà Gati, infatti, è un’anziana paralitica che è costretta, suo malgrado, ad affidare le faccende domestiche a Cola ed incarna la tipica figura della donna cristiana rassegnata. La sua devozione è semplice, il latino delle sue preghiere è storpiato, ma la sua vita è quella di una vera martire. Si potrebbe pensare che anche Lisidda (Marta Laterra), voglia bene a Cola, ma il suo affetto è solo quello di una ragazza gentile, più devota alla zzà Gati (e poi a Mara), che non a Cola. Lisidda si sposerà alla fine della commedia con Liddu (Giovanni Frasca), un personaggio di nuova introduzione. Attorno ai personaggi principali, si muovono anche alcune figure popolari che riescono davvero a strappare un sorriso: gli sfaccendati suonatori perdigiorno (Giovanni Alderisi, Mario Scollo, Giovanni Frasca, Vito Cascone e Alessandro Cascone), la zzà Pidda e la zza Nina (Rosanna D’Asta) e Ciaula, un altro diversamente abile che si esprime solo a gesti e mugugni (Giovanni Calabrese). A traghettare lo spettatore fra un atto e l’altro, Giovanni Laterra. La sua, infatti, è una funzione che potremmo definire di narratore, altra innovazione presentata ieri sera. La regia della commedia è di Lucio Brullo, le scenografie di Giancarlo Catania. Il tema musicale della commedia “Magia d’amuri e duluri” è stato composto da Mario Scollo.