di Veronica Barbarino
Le più note aziende d’abbigliamento si danno al green. Si sperimentano nuovi metodi di produzione tessile basati sul riciclo. Plastica, paracaduti militari dismessi, materiali organici, cotone di coltivazione biologica si trasformano in indumenti cool. Levi’s, il noto brand americano di abbigliamento leader mondiale nella produzione di denim, dopo lo stop alle importazioni di cotone dall’Uzbekistan e il lancio dell’iniziativa ‘A Care Tag for our Planet’ (per insegnare a lavare i capi con un minore impatto ambientale), ha creato i jeans realizzati con una particolare fibra ottenuta dal riciclo delle bottiglie di plastica. Per realizzare i jeans-eco i partner dell’azienda hanno raccolto il polietilene tereftalato (Pet) e in seguito lo hanno trasformato in fibre di poliestere (8 le bottiglie di plastica necessarie per la realizzazione di ogni jeans). Il filamento ottenuto viene intrecciato al cotone per ottenere una fibra simile a quella del classico jeans, sia da un punto di vista estetico che di vestibilità. Ma la creatività di Levi’s non finisce qui. La collezione bio vede pure la presenza di una giacca dal taglio sportivo ma elegante, ricavata dall’impiego di paracaduti militari statunitensi dismessi.
Altro brand altro prodotto. Dalla plastica New Balance ha lanciato sul mercato le NewSKY, un paio di scarpe ricavato dall’impiego di bottiglie di PET spezzettate, sciolte, poi trasformate in fibre ed infine intrecciate per creare l’Eco-fi, un tessuto con cui già da qualche anno si producono tappeti e tappezzeria per auto. Più leggero del cotone e più caldo della lana, in queste calzature l’Eco-fi è presente al 95%: dai lacci alla linguetta; mentre il restante 5% è in gomma, schiuma o colla ad acqua. Disponibili in 8 modelli, le NewSKY hanno un prezzo ragionevole in linea con lo standard americano. E parlando sempre di scarpe, nella nuova linea Puma di prodotti ecofriendly, a farla da padrone sono le calzature biodegradabili e completamente riciclabili. Queste sono realizzate con materie prime sostenibili, polimeri biodegradabili, poliestere riciclato e cotone di coltivazione biologica, senza far uso di pesticidi e fertilizzanti chimici. La tomaia è realizzata con un mix di cotone organico e lino, mentre la suola è composta da una bioplastica biodegradabile. E quando le scarpe non verranno più indossate? Nessun problema, basterà riportarle in negozio e depositarle negli appositi raccoglitori.Il risparmio in termini di impatto arriva sino al 31% calcolato per le sneaker basket, ovviamente rispetto a scarpe convenzionali.
Un altro particolare esempio di moda ecosostenibile è il processo produttivo che sfrutta nientemeno che le reti da pesca alla deriva per produrre i filati destinati alla realizzazione di capi d’abbigliamento, tappeti e moquette. Nello stabilimento Econyl in Slovenia, le reti vengono ripulite dai corpi estranei e rinnovate tramite un particolare processo chimico, da cui si ottiene una fibra denominata caprolattame. Infine i prodotti Carmina Campus, ad opera di Ilaria Venturini Fendi che dopo aver lasciato l’azienda di famiglia nel 2006, ha scelto di scommettere su un progetto che unisse lavorazioni artigianali made in Italy a materiali di riuso e riciclo. Carmina Campus è una collezione di borse, accessori e forniture che coniuga l’idea di moda etica e sostenibile, partendo dal riutilizzo di alcuni oggetti dismessi: interruttori elettrici diventano così scintillanti Switch bag; ritagli di pelle e tappi di bottiglia lavorati a intarsio si tramutano in preziose Pyramid bag. Ready made che raccontano una nuova storia, oggetti che, decontestualizzati e rielaborati, acquistano un nuovo senso e un nuovo significato.
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