Verrà presentato domenica 5 aprile alle ore 20.30 nella chiesa di San Filippo, per la prima volta a Chiaramonte, il libro del poeta Raffaele Gueli, “Il peccato di pregare”, edito da Thauma edizioni. Uscito nel 2013, il libro ha avuto un ottimo successo di critica e di pubblico, ed oggi è già alla seconda edizione. La serata verrà presentata dal docente Gaetano Magro e da Paolo Gulfi, curatore della Thauma edizioni per la Sicilia. Farà da moderato l’autore, Raffaele Gueli. Le poesie, invece, verranno lette dall’attrice Marta Laterra, mentre l’accompagnamento musicale è affidato alla tromba del maestro William Castaldi.
Un libro corposo, intenso, partecipato e dal titolo ossimorico: è questo “Il peccato di pregare” di Raffaele Gueli. L’autore, spiega: “Il titolo vuole essere una provocazione e una verità al tempo stesso”. Forse, si potrebbe pensare in un primo momento che si tratti di poesia religiosa tout-court. Ma Raffaele Gueli non è un novello Jacopone da Todi. In realtà, la sua ricerca è sì un percorso spirituale che si dipana attraverso otto capitoli (peccatucci, peccati, peccato mortale, preghiere, alcuni inferni, e riposa in pace, il paradiso e la vita), e trenta poesie, ed è anche vero che nella sua opera rivisita alcune figure dell’iconografia classica, ma la sua è una ricerca tutta laica: le figure religiose classiche, infatti, vengono normalizzate e umanizzate allo stesso tempo.
La sua, dunque, è la religione laica di un poeta alla ricerca della propria redenzione e, così come viene spiegato nella postfazione del gesuita Gianni Notari, professore di Antropologia culturale alla facoltà teologica di Sicilia (Palermo), per comprendere in pieno questa particolarissima raccolta di poesie, è necessario tenere in mente tre parole chiave: peccato, preghiera e poesia. Il peregrinare del poeta attraverso i meandri della fede laica, infatti, non è solo mera ricerca fine a sé stessa: piuttosto, come un “novello Ulisse”, spiega sempre Notari, l’autore tenta l’approdo verso una terra chiamata fede e amore. “Il peccato di pregare”, dunque, parte da un’innovativa idea di poesia che, nello stesso tempo, porta con sé inevitabilmente anche una nuova concezione di ciò che è un poeta.